Nel primo anno di attività A Foras all’interno delle scuole si è intervenuti in maniera discontinua e poco efficace: a parte la buona esperienza delle attività coi licei del nord Sardegna, col caso mediatico che ha seguito, i nostri sforzi si sono concentrati quasi esclusivamente in vista dei cortei, senza però essere in grado di suscitare un interesse duraturo rispetto alle questioni delle basi e del militarismo. Dobbiamo ancora fare inoltre dei passi per una partecipazione ed un’azione comune tra studenti e docenti su un tema di tale importanza.
Come agire a fronte dell’incremento della presenza militare nelle scuole? Se le forze armate hanno saputo inserirsi, non a caso, all’interno della scuola post 107 attraverso strumenti quali l’alternanza scuola-lavoro, l’orientamento e le attività seminariali, come contrastarle? Come creare dei presupposti favorevoli alla creazione di un dibattito diffuso sulla questione dell’occupazione militare in Sardegna?
Per quanto riguarda l’università invece ci si prospettano più strade: dall’accordo tra militari e Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, fino agli accordi con le università israeliane, passando per la sempre più attuale questione DASS. Come si può portare avanti un percorso organico che tenga insieme i vari aspetti della collaborazione tra università e apparati militari? Come coinvolgere tutti gli attori (studenti, ricercatori, professori…) per lo sviluppo di un sapere che risponda alle esigenze del territorio e si opponga innanzitutto ad una ricerca asservita alle logiche della guerra?
Se finora si sono portate avanti delle rivendicazioni slegate l’una dall’altra e ci si è riferiti solamente all’ambito studentesco conseguendo scarsi risultati, occorre ripensare per il prossimo anno l’approccio generale di A Foras rispetto ai luoghi del sapere.