Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti

Presidio davanti al Tribunale di Cagliari per il processo ai generali di Teulada

Giovedì 18 luglio ore 9.00 – Piazza Repubblica, Tribunale, Cagliari

Le indagini: tutela, salute e ambiente

Il 18 luglio al Tribunale di Cagliari si terrà l’udienza del processo che mira a identificare i colpevoli del disastro ambientale avvenuto nel Poligono Militare di Teulada.
Gli imputati del processo sono quattro generali, ex capi di stato maggiore dell’Esercito Italiano, su cui pendono le accuse di disastro ambientale colposo. Il quinto imputato, il generale Graziano, si è suicidato il 17 giugno 2024.

Le indagini hanno riguardato un arco temporale sino al 2016 ma nel capo di imputazione si contestano le condotte solo sino al primo settembre 2014, in evidente contrasto con quanto accertato dalla stessa Procura. Con le indagini si è accertato che, nonostante si fosse attivato il PIA (Piano di intervento ambientale integrato), dal 2008 al 2016 si sono svolte le esercitazioni nella penisola Delta e nel 2016 sono stati rinvenuti n. 4 lunette contaminate di Torio e nel 2018 n. 9 motori di missili Milan.

Gli agenti inquinanti riversati nel territorio hanno la capacità di permeare la terra per decine di metri, raggiungere le falde acquifere, muoversi attraverso l’aria per chilometri e diffondersi nelle acque del mare per distanze difficilmente calcolabili. Queste sostanze entrano all’interno della catena alimentare, inquinando la pesca, l’allevamento, l’agricoltura e i prodotti derivati (es. pane, pasta, formaggi, vini etc). La tossicità dei materiali e la loro diffusione è alla base di numerose patologie che colpiscono animali, piante e esseri umani, come ad esempio leucemia, tumori solidi, malformazioni neonatali, intossicazione da specifici agenti.

Esistono evidenze scientifiche del nesso causale tra questi agenti inquinanti e le patologie riportate, sebbene, ad oggi, non siano mai state effettuate ricerche epidemiologiche serie che mettano alla luce la reale situazione nei pressi dei poligoni.

L’omertà di Stato

L’indagine era nata nel 2012 quando una ventina di residenti aveva presentato alcuni esposti segnalando l’insorgenza di alcune patologie come linfomi e diverse neoplasie riconducibili alle attività belliche praticate nel poligono.
In realtà la parte legata all’ipotesi di omicidio colposo era stata stralciata quasi subito e archiviata per l’impossibilità di dimostrare, come sostiene il Pubblico Ministero, un nesso causale tra decessi e presenza del poligono. In realtà i l nesso causale tra agenti inquinanti prodotti dalle esercitazioni militari e l’insorgenza di queste patologie è ampiamente dimostrato e documentato dalla letteratura scientifica internazionale. Quello che manca è uno studio epidemiologico accurato che dimostri l’aumento di incidenza di queste patologie in prossimità dei Poligoni, ma questo genere di studi può essere condotto esclusivamente dalle istituzioni Sarde o Italiane che fino ad oggi hanno latitato.

Il processo si configura già come come l’ennesima assoluzione dello Stato verso se stesso. Infatti, il Pubblico Ministero, pur ammettendo che nel Poligono di Teulada è avvenuto un disastro ambientale, continua a chiedere il proscioglimento di tutti gli imputati. Questo è avvenuto già al termine delle indagini preliminari, durate sette anni, ma in quell’occasione il GIP Alessandra Tedde ed il GUP Giuseppe Pintori hanno rispettivamente ordinato l’imputazione coatta dei presunti responsabili e successivamente rinviato a processo tutti gli imputati.
È probabile che il proscioglimento possa essere deciso già nell’udienza del 18 luglio, senza dare inizio al dibattimento.

Al di là del verdetto, il dibattimento potrebbe attestare in maniera più chiara i livelli di inquinamento ambientale, le relazioni con le patologie che affliggono la popolazione e le modalità con cui le esercitazioni hanno determinato il disastro ambientale. Si potrebbero fare studi e produrre documenti che spiegherebbero meglio cosa è accaduto e quali sono, ancora oggi, i rischi che derivano da queste attività.

Inoltre, probabilmente, si svilupperebbe un dibattito pubblico che darebbe maggiori informazioni di quanto accade nei territori limitrofi ai poligoni.
L’obiettivo sembra essere quello di non voler dare alcuna risposta su ciò che accade nei poligoni militari né trovare responsabilità politiche e penali. Per questo motivo chiedono il proscioglimento per tutti i generali dei gravissimi capi di imputazione.

Due pesi e due misure

Secondo la magistratura inquirente tenere i generali sotto processo sarebbe un accanimento inopportuno verso di loro, che dovrebbero sopportare ancora a lungo l’accusa di essere i responsabili del disastro colposo.

Qui la giustizia italiana dimostra di utilizzare due pesi e due misure: mentre per i generali sopra citati si chiede il proscioglimento dalle accuse per disastro ambientale colposo, gli imputati per l’Operazione Lince non hanno ricevuto lo stesso trattamento, ma dovranno sopportare ancora per tanti anni un’assurda accusa di terrorismo. Le più di quaranta persone coinvolte, quasi tutte sotto i quarant’anni, non potranno partecipare a concorsi pubblici, venire assunte nel pubblico impiego, accedere a contributi e finanziamenti in quanto indagate per reati contro lo Stato. Non è questa la sede in cui crediamo di doverci difendere, ma vogliamo solo smascherare, ancora una volta, la bugia che la giustizia è uguale per tutti.

I capi di imputazione dell’operazione Lince sono manifestazione non autorizzata, aver forse divelto delle reti già rotte, resistenza e simili. La somma di tutti questi ha fatto sì che l’accusa principale sia il reato associativo con finalità di sovvertire l’ordine costituito, quindi terrorismo. Rendere, invece, una parte della Sardegna inbonficabile, per lo Stato italiano è un reato che non ha colpevoli e non varrebbe la pena di iniziare il dibattimento.

Il silenzio della politica e la lotta di A Foras

Noi non accettiamo che a farsi carico di questo scempio ambientale debbano essere le prossime generazioni di sardi, costretti a vivere in un’isola sfruttata e deturpata come una colonia.
Esigiamo risposte per tutte le persone, civili o militari, che si sono ammalate o che sono morte; vogliamo giustizia per le loro famiglie; pretendiamo che la nuova giunta regionale prenda posizione, anziché fantasticare di esercitazioni green. Chiediamo la chiusura di tutti i poligoni, la bonifica e la restituzione dei territori occupati e di poter vivere in una terra di pace.

Ci vediamo quindi il 18 luglio alle 9 davanti al Tribunale di Cagliari, per affermare che per noi lo Stato Italiano e il ministero della Difesa sono colpevoli di tutto questo. Aspetteremo tuttə insieme la decisione dei giudici, per gridare ancora che la lotta non si ferma.