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Stop esercitazioni: i soldi risparmiati vadano alla sanità pubblica!

A distanza di pochi mesi dalla prima ondata della pandemia da Covid-19 la sanità sarda è sprofondata in un abisso di disorganizzazione e mancanza di risorse, tenuta in piedi solo dalla buona volontà degli operatori sanitari. Le nefaste conseguenze della seconda ondata si ripercuotono su tutti i cittadini e le cittadine sardi a causa, soprattutto, della miopia delle istituzioni politiche regionali e statali.
Eppure, fin dal primo ottobre tutte le basi militari italiane in Sardegna hanno ripreso a ospitare esercitazioni a fuoco a cadenza quasi quotidiana, con uno sperpero di milioni e milioni di euro. A questo quadro si aggiunge la scelta del governo, nelle bozze sull’utilizzo del Recovery Fund, di spendere ben 30 miliardi nel settore della Difesa.
Come movimento che si oppone all’occupazione militare della Sardegna, A Foras non può chiudere gli occhi di fronte a questa situazione disastrosa.
Per questo abbiamo deciso di riunirci venerdì 20 ottobre alle 15 davanti all’ingresso della base di Capo Frasca, nel pieno rispetto di tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza dei partecipanti da eventuali contagi, per discutere e ribadire le richieste che già avevamo avanzato la scorsa primavera:
• Chiediamo che fin da ora si stabilisca inderogabilmente una moratoria su tutte le esercitazioni militari.
• Chiediamo che la Regione e lo Stato ritirino i finanziamenti a progetti utili solo agli interessi delle forze armate e al profitto delle industrie del settore bellico. A titolo di esempio, chiediamo lo stop al finanziamento del progetto SIAT di Teulada, al co-finanziamento pubblico della piattaforma per i test dei motori missilistici nel Poligono di Quirra e al co-finanziamento del progetto Caserme Verdi, che riguarda – in Sardegna – le tre caserme dell’Esercito a Cagliari e quella di Teulada.
• Chiediamo che i soldi risparmiati grazie ai primi due punti siano reinvestiti nel potenziamento della sanità pubblica sarda.

È una questione di priorità: non è possibile continuare ad assistere allo sperpero dei nostri soldi in progetti che contribuiscono alla depressione economica delle comunità a cui apparteniamo e alla devastazione della terra in cui abitiamo, mentre la sanità viene costantemente depotenziata da anni, con i risultati evidenti sotto gli occhi di tutti.

Giovedì 19 novembre 2020 ore 15:00 davanti al Poligono di Capo Frasca – Sant’Antonio di Santadi

SIT IN A NUORO _ SOLIDARIETÀ A BAKIS BEKS

 

SIT-IN di solidarietà a Bakis Beks, venerdì 11 settembre ore 18:30, piazza Vittorio Emanuele Nuoro.

 

Passione civile e talento sono tratti che hanno fatto risaltare sulla scena rap un artista come Bakis Beks, che da tempo mostra sui palchi la creatività e il coraggio di esprimere, attraverso la forma d’arte che sente più vicina, la propria opinione e il proprio pensiero.

Anche per questo motivo ha destato un coro di indignazione, specialmente nella comunità nuorese, la notizia che Bakis insieme ad altri giovani siano stati colpiti da un inqualificabile atto repressivo, con un decreto penale di condanna che li ha raggiunti a seguito di un concerto rap.

Le forze repressive hanno ritenuto di incriminare le parole di una canzone in cui Bakis ha cantato tutta la sua contrarietà alla presenza dei poligoni militari in Sardegna: “non c’è tempo per mediazioni – indennizzi – conciliazioni – questo è un messaggio ai coloni – basta, fuori dai coglioni!”.
Ad essere incriminata è anche la coreografia che accompagna il testo musicale ovvero “il dito medio”, comune espressione di denuncia degli artisti rap.

A detta degli inquirenti che erano presenti al concerto l’8 settembre 2018 a Nuoro, quelle parole e quella coreografia sarebbero state espresse oltraggiosamente contro di loro.

Tra qualche mese per il cantante ed alcuni fan si aprirà un processo presso il Tribunale di Nuoro, nel quale verrà messa in discussione la libertà di espressione e la libertà dell’arte.

Il rap non è mai stato un genere musicale “politicamente corretto” e del resto la libertà di opinione è un diritto particolarmente sentito in una terra come la nostra, che soffre profondamente il ruolo subalterno che le viene assegnato come una condanna inesorabile, in nome di potenti interessi economici esterni.

Mettere il bavaglio all’arte è un atto riprovevole che abbiamo il dovere di contrastare se vogliamo intraprendere la strada del progresso e della costruzione di una società consapevole.

Per denunciare quanto è accaduto l’Associazione Libertade, A Foras Barbagia-Baronia e lo Spazio Antifascista di Nuoro, indicono un sit-in in piazza Vittorio Emanuele venerdì 11 settembre alle 18:30, invitando tutti i cittadini e gli artisti sardi a partecipare portando la loro vicinanza a tutti i giovani che sono coinvolti in questa vicenda.

 

Evento facebook: SIT IN A NUORO – SOLIDARIETA’ A BAKIS BEKS

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IL VIRUS NON FERMA LE ESERCITAZIONI: ATTIVITA’ MILITARE INTENSA DAL 6 APRILE AL 9 GIUGNO

Ecco dove finiscono i soldi sottratti alla sanità: da domani due mesi di esercitazioni sui cieli della sardegna. In barba all’emergenza sanitaria e alla crisi economica.

Quella che ci apprestiamo a raccontarvi è una notizia che apprendiamo con particolare sconcerto: a partire da domani e per i prossimi due mesi in Sardegna si svolgeranno esercitazioni militari e alcuni elementi lasciano pensare che si tratterà di un livello di attività particolarmente intenso. In barba alla crisi sanitaria ed economica, i cieli sardi e i poligoni che occupano la nostra terra saranno il teatro di esercitazioni militari?

La fonte da cui lo apprendiamo è altamente qualificata, si tratta del sito www.deskaeronautico.it, un portale di informazioni per i piloti che pubblica costantemente le note degli enti preposti alla sicurezza dell’aviazione. Non solo, abbiamo fatto ulteriori verifiche e anche il sisto notaminfo.com, che informa in tempo reale sui NOTAM, ossia sugli avvisi per la navigazione aerea, riporte le stesse informazioni (https://notaminfo.com/latest?country=Italy).

Ecco i fatti: dal 6 aprile al 9 giugno, quindi per più di due mesi, sono istituiti a causa di intensa attività militare tre corridoi aerei, che riguardano lo stesso tragitto ma a varie altezze, che mettono in collegamento il Poligono Interforze del Salto di Quirra con il Poligono di Capo Frasca.

L’istituzione del corridoio aereo in questione, non è un fatto comune: avviene soprattutto in occasione di grandi esercitazioni, come durante la Joint Stars svoltasi tra il 13 e il 31 maggio 2019.

Le intense attività militari, riporta il sito deskaeronautico, si svolgeranno dal lunedì al giovedì dalle 09 alle 21, per ben dodici ore, e il venerdì dalle 09 alle 16. Le esercitazioni saranno interrotte il 13 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno.

Poche informazioni, ma significative. E che destano sospetti sull’ipotesi che le forze armate italiane abbiano intenzione di approfittare del traffico aereo praticamente azzerato sulla Sardegna per scorrazzare liberamente nei nostri cieli. Tutto questo, mentre l’isola è rinchiusa in casa per l’emergenza sanitaria e mentre i nostri ospedali hanno un disperato bisogno di risorse econoimche per far fronte alla crisi. Mentre i sardi stessi si preparano a una crisi economica senza precedenti e si moltiplicano le difficoltà per vari gruppi sociali.

Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe dell’ennesimo vergognoso affronto, solo l’ultimo in ordine di tempo, delle forze armate italiane alla Sardegna. Al momento non risultano ordinanze di sgombero a mare o a terra per esercitazioni, ma le disposizioni sull’istituzione dei tre corridoi lasciano ben pochi dubbi.

È urgente e necessario che arrivi dall’Aeronautica Militare, dal Comitato Misto Paritetico, dal Ministero delal Difesa e dalla Regione Sardegna una spiegazione su questi fatti. I Sardi hanno diritto di sapere se, in un momento così critico, si prevede di svolgere esercitazioni militari nell’isola e a quale costo.

#aforas
#piùospedalimenomilitari
#stopesercitazioni

 

Corteo contro la guerra e le basi militari – Cagliari 25 gennaio 2020

Appello ad una mobilitazione contro la guerra e per l’indisponibilità delle basi sarde.

Nella settimana successiva all’attacco criminale degli Stati Uniti in territorio iracheno contro il generale dell’esercito iraniano Soleimani, sarde e sardi provenienti da diversi territori si sono incontrati a Nuoro, Sassari e Cagliari in affollate e partecipate assemblee per discutere della preoccupante situazione nel contesto medio orientale e del coinvolgimento dei propri territori nelle manovre di guerra.

Le operazioni di queste settimane mettono definitivamente la parola fine al tanto decantato multilateralismo portato avanti dalla NATO. In questo scenario di guerra totale le vittime sono le popolazioni civili che da decenni ormai subiscono le conseguenze delle mire espansionistiche economiche e territoriali delle grandi potenze che ne fanno parte.

All’interno di questa situazione, in cui emergono chiaramente alcuni attori (Turchia e Stati Uniti), anche lo Stato italiano, per quanto voglia apparire neutrale ed equidistante, ha grandi interessi da difendere. Non è un mistero infatti che lo Stato italiano mantenga fruttuosi scambi commerciali basati sulla vendita di armamenti a stati belligeranti, in spregio della propria costituzione.
Non pago di aiutare l’industria bellica a esportare i suoi prodotti, lo stato italiano foraggia ulteriormente le fabbriche di morte spostando finanziamenti dalle spese per il miglioramento della vita delle classi popolari, verso le spese militari. L’ultimo vergognoso esempio di questa pratica è l’utilizzo di 554 milioni di euro dal “fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese” per l’acquisto di due sommergibili. Uno schiaffo per quei territori che versano nel più assoluto abbandono dello stato, come per esempio quelli che in Sardegna sono stati funestati dalle alluvioni.
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Noi, sarde e sardi, dichiariamo i nostri territori indisponibili al loro utilizzo per la teorizzazione e l’organizzazione delle guerre. Pretendiamo lo stop immediato delle esercitazioni che vedono partecipi anche Stati Uniti e Turchia e la dismissione di tutti i poligoni militari. Sia perché questi rendono possibile l’attacco a popolazioni civili in tutto il mondo, sia perché la loro presenza mette in pericolo la sicurezza delle sarde e dei sardi che vivono nel territorio.

PER LA SOLIDARIETA’ CON LE POPOLAZIONI AGGREDITE
PER LO STOP IMMEDIATO DELLE OPERAZIONI MILITARI DEI MEMBRI NATO
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DAGLI SCENARI DI GUERRA
PER LA RICONVERSIONE DELLA SPESA MILITARE IN SPESA SOCIALE

A FORAS IS BASIS DE SA SARDIGNA
NESSUNA BASE PER LE VOSTRE GUERRE

MANIFESTAZIONE SARDA
SABATO 25 GENNAIO ORE 15:30
CAGLIARI – PIAZZA TRENTO

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CAPO FRASCA, esercitazioni fuori controllo e senza preavviso (video)

GRAVI DISAGI PER LA POPOLAZIONE E SILENZIO ASSOLUTO DA PARTE DELLA REGIONE

Elicotteri che volano a bassissima quota anche sui centri abitati, atterraggi fuori dal perimetro del poligono e un impressionante susseguirsi di spari ed esplosioni. Questo scenario di guerra è stato vissuto lunedì 21 ottobre dagli abitanti delle borgate vicino a Capo Frasca, tutta la zona della marina di Arbus si è ritrovata catapultata all’improvviso in un conflitto di cui non era a conoscenza.

Sì, perché per le esercitazioni in corso questi giorni non c’è stato alcun tipo di notifica. Le ordinanze di sgombero della Capitaneria di Oristano per la famigerata Area Tango, quella dove i pescatori non possono entrare durante il periodo delle esercitazioni, si interrompono al 18 ottobre. Eppure ieri a Capo Frasca si sono esercitati. E ripetiamo, con voli a bassa a quota e passaggi radenti sui centri abitati e, secondo le testimonianze raccolte da Mauro Pili e da CagliariPad, con atterraggi al di fuori del perimetro del poligono. Come è possibile? Sono state rispettate le norme minime di sicurezza per la popolazione locale?

Si è trattato di esercitazioni di terra e anche questa ci sembra proprio una novità. Negli ultimi anni Capo Frasca era stata oggetto soprattutto di esercitazioni aeronautiche: non gli basta più?

Le testimonianze raccolte da Cagliaripad sono tragiche. C’è una signora, reduce da una sessione di chemioterapia: “Gli spari sonoa meno di 500 metri in linea d’aria dalla mia camera, i soldati e gli elicotteri sono atterrati a meno di 300 metri. Cosa sparano? Che rispetto hanno per i sardi e i malati?”

Nessun avviso, e ci rimettono anche quei pochi settori produttivi che hanno resistito alla desertificazione economica portata dai poligoni: “E’ tutta la mattina che sparano senza soluzione di continuità” spiega un pastore a Cagliaripad “Le pecore sono scappate dappertutto, loro incuranti. Domani mattina non avremo un litro di latte”.

A Capo Frasca la situazione è fuori controllo. Fanno quello che vogliono, non chiedono nessun permesso e non avvisano neanche prima. Per di più, i tanto sbandierati successi del protocollo d’intesa Pigliaru-Pinotti sono carta straccia: né le spiagge, né i siti archeologici né il porticciolo interno al poligono sono stati dismessi dalla Difesa e centinaia di pescatori continuano a non vedere un euro di indennizzo.