A Foras Camp 2025

ANCHE QUEST’ANNO TORNA A FORAS CAMP!

L’AForasCamp2025 si svolgerà nel territorio di Nuoro, presso il Centro giovanile diocesano “San Giovanni”, al Monte Ortobene, da venerdì 25 luglio (mattina – arrivi) a domenica 27 luglio (pomeriggio – partenze).

Per registrarsi completare il form attraverso questo link:

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PROGRAMMA (IN AGGIORNAMENTO) A FORAS CAMP 2025

Venerdì 25

Mattina e primo pomeriggio: accoglienza e registrazione

H 17:00 – 18:00: Presentazione programma e organizzazione campeggio.

H 18:00 – 20:00: Seminario formativo 1: “Impariamo a difenderci dalla repressione”. A cura di Associazione Libertade.

H 17:00 Manine sporche – Animazione per i più piccoli.

H 20:30: Cena

H 21:30: Cineforum in collaborazione con Festival Al Ard.

Sabato 26

H 8:00 – 10:00 Colazione

H 7:30 Zirande in su Monte. Escursione a numero chiuso nei sentieri dell’Ortobene (max 25 persone), a cura di Massimeddu. Per prenotarsi contattare il num. 3299694001. L’escursione partirà tassativamente alle ore 8:00 per concludersi alle 10:30 circa.

H 9:00 – 13:30: “Nosatr*s e sa terra/Noi (altr*) e la terra”. Laboratorio separatista transfemminista a numero chiuso (max 25 persone) cura di Alice Salimbeni (Salicornia). Per info e prenotazioni scrivere a: ali.salimbeni@gmail.com.

H 10:30 – 13:30: Seminario formativo 2: “Manuale di cybersecurity per attivist* e cittadin* consapevoli”, a cura di Irpimedia.

H 10:30 Manine sporche – Animazione per i più piccoli.

H 13:30 – Pranzo:

H 16:00 – 18:00 Seminario formativo 3: “La colonizzazione sionista In Palestina dalla Nakba al 7 ottobre”. A cura dei Giovani Palestinesi.

H 16:30: Manine sporche – Animazione per i più piccoli.

H 18:30: Concerto con Kunturi

H 20:30: Cena

H 21:30 Concerto con Tenore Murales di Orgosolo e Dj Skento.

Domenica 25

H 8:00 – 10:00 Colazione

H 11:00 – 13:30: Assemblea dibattito “La corsa al riarmo europea e l’occupazione militare in Sardegna”

H 13:30: Pranzo

H 17:00: Concerto conclusivo dei Nugoro Rude.

DOSSIER: STUDIARE LA LONGEVITÀ IN MEZZO AL DISASTRO

Come la propaganda militare tenta di usare la scienza contro la scienza nel Poligono Interforze del Salto di Quirra

Leggi e scarica il dossier


L’11 giugno 2024 si è inaugurato a Perdasdefogu un“Polo di ricerca scientifica e della salute in Ogliastra”, situato dentro le strutture del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ).

Un’iniziativa di questo tipo somiglia tanto a una provocazione, considerata la mole di evidenze aneddotiche e scientifiche inerenti i problemi ambientali e sanitari provocati dalle attività del Poligono che non hanno mai beneficiato di indagini scientifiche appropriate.
I problemi sollevati da questa iniziativa sono molteplici:

  • c’è una militarizzazione della ricerca scientifica, che comporta la creazione di conflitti di interessi legati alla provenienza di finanziamenti da parte della Difesa (che finanzia questo centro con mezzi propri, offrendo la sede).
  • c’è un problema connesso di etica della ricerca legato al cosiddetto “uso duale”: l’uso duale non è un qualcosa che riguarda solo i possibili usi militari di tecnologie ad uso civile (o viceversa), ma riguarda la struttura sociale e la pratica della scienza. Quando si fa ricerca in un contesto militarizzato, non si può pretendere di non considerare le finalità che l’autorità militare intende dare alla collaborazione, nascondendosi dietro alla “neutralità” della scienza o alla lontananza dei temi di ricerca dalle applicazioni militari. La domanda è: quale finalità assume la ricerca sulla longevità, fatta dentro il PISQ?
  • c’è un problema di inquinamento della narrazione pubblica del discorso scientifico. Il tentativo, in atto da diversi anni, è infatti quello di sostituire la narrazione sui danni della presenza militare del PISQ, con quella sulla longevità della popolazione ogliastrina.

In questo breve dossier sviluppiamo una serie di ragionamenti sull’operazione propagandistica che si è inteso fare con l’apertura di questo centro di ricerca, allargando il campo ad una serie di questioni inerenti il rapporto tra militarizzazione della società, ricerca scientifica e narrazioni con cui leggiamo e descriviamo il territorio in cui viviamo.

Perché lottare contro l’occupazione militare e per i diritti Queer?


Come nodo sassarese di A Foras aderiamo al Pride 2025. Di seguito riassumiamo il nostro contributo politico al Pride, che vuole collegare in maniera intersezionale la lotta per la liberazione della Sardegna dall’occupazione militare con quella per i diritti Queer.

  • La de-colonizzazione dei territori è inseparabile dalla de-colonizzazione dei corpi.
    Il militarismo è la cultura della violenza esercitata su corpi e territori per ottenerne il controllo. In Sardegna lo vediamo all’opera costantemente, con il 65% delle servitù militari presenti sul nostro territorio, distrutto a livello economico, sociale ed ambientale. Le armi che vanno a portare morte ad altri popoli vengono progettate, sperimentate e collaudate nei poligoni militari e nella fabbrica di bombe RWM.
  • L’ideologia militarista rappresenta una delle espressioni del sistema cis-etero patriarcale.
    In questo contesto, il sistema bellico è il braccio armato del patriarcato. I due sistemi sono co-dipendenti: senza il militarismo il patriarcato non potrebbe perpetrarsi, senza il patriarcato il militarismo perderebbe la sua ragion d’essere: quella di affermare tramite la violenza i confini di proprietà su terre e corpi.
  • Patriarcato e militarismo sono sistemi basati sulla differenza binaria tra maschile e femminile, e sulla sopraffazione di uno sull’altra, dove la scelta è essere o schiavo o padrone, o donna o uomo, o colonizzat* o colonizzatore.
  • Il militarismo ha radici culturali, uno dei suoi primi veicoli è la scuola che tende sempre più a trasformarsi in una “replica” di una caserma militare, dove si instaurano rapporti di potere basati sulla sopraffazione sulle minoranze e delle persone più deboli, annientando la libertà altrui e instillando nelle persone più giovani la cultura militarista.
  • Con la nuova corsa agli armamenti e il dilagare della cultura militarista stiamo andando verso nuovi conflitti. La storia ci ha insegnato che in tempo di guerra i diritti civili vengono meno, e quindi anche i diritti Queer sono da considerarsi a rischio.
    Per questo chiediamo a chi li ha a cuore e partecipa al Pride si schieri contro guerre e occupazione militare.

Attualmente in Europa la parola d’ordine è “riarmo”. Per contrastarlo serve estirpare queste radici, fare un lavoro mirato nei luoghi di istruzione, costruire nuove alternative di vita civile e sociale, dove il rapporto non si basi su gerarchie di stampo militaresco. Non vogliamo generali, non siamo arruolat* e non siamo arruolabili, partiamo dal margine per diventare centro, per riprenderci i nostri spazi, le nostre terre libere e liberate, anche e soprattutto dalla presenza materiale delle basi militari, le nostre vite libere e liberate dell’ideologia della guerra, del militarismo e del patriarcato.

+ (diritti) QUEER

(poligono di) QUIRRA

A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna

Nodo di Sassari

NÙGORO IN PRATZA PRO SA PALESTINA

Il 19 giugno, a Nuoro, migliaia di persone sono scese in piazza, per denunciare il genocidio in atto in Palestina e per rivendicare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Al corteo, promosso dalla recentemente costituita “Assemblea contra a sa gherra”, composta da diverse realtà e individualità attive nel territorio, ci siamo ritrovat* in tant*, esprimendo a gran voce l’opposizione all’occupazione militare in Sardegna, sottolineando il ruolo cruciale della nostra Isola nello scenario bellico internazionale e la necessità di non esserne complici.

Lungo le vie del centro, a questo proposito, abbiamo denunciato la recente scoperta di ordigni inesplosi al largo delle coste ogliastrine, provenienti dal Poligono Interforze del Salto di Quirra, così come i fatti di Decimomannu, esprimendo grande solidarietà‌ al compagno Luca, attualmente agli arresti domiciliari in seguito ai fatti del 10 maggio a Cagliari.

Abbiamo lanciato un chiaro messaggio verso il governo regionale e le amministrazioni locali, tra cui/come la neoletta giunta comunale nuorese, per chiedere, da parte loro, il riconoscimento dell’autodeterminazione del popolo palestinese.

È stata evidenziata l’importanza del boicottaggio, su diversi livelli, dell’entità sionista: in ambito istituzionale e in ambito accademico, con la cessazione della collaborazione con le Università‌ israeliane, gli enti e le imprese dello Stato di Israele, e in ambito individuale, promuovendo la scelta di non acquistare prodotti provenienti dallo stesso paese e, in generale, da aziende che finanziano il genocidio in corso.

Siamo sces* in piazza esprimendo la nostra forte condanna al progetto di riarmo europeo, e alla conseguente narrazione bellicista che imperversa nei media mainstream, e abbiamo esplicitato la nostra indignazione per le politiche repressive portate avanti dal governo Meloni, culminate con l’entrata in vigore del ddl 1660.

In definitiva, questo percorso aperto, alimentato da realtà differenti unite da istanze comuni, ha portato a un primo traguardo, ovvero una manifestazione significativa e realmente partecipata. Auspichiamo che questa grande giornata di piazza possa aprire una nuova stagione di partecipazione, costruzione politica popolare e mobilitazione, in un territorio attraversato da mille problematicità, ma, come dimostrato, con una forte sensibilità verso ciò che accade qui e dall’altra parte del Mediterraneo.

#aforas

QUANTO COSTA LA GUERRA?

L’altro ieri, a quasi 20 giorni dalla conclusione dell’esercitazione interforze Joint Stars 2025, è stata resa pubblica dai giornali sardi la presenza di due ordigni inesplosi nelle acque fronte ai territori occupati dal Poligono Interforze del Salto di Quirra. La notizia proviene da due ordinanze della Capitaneria di porto di Arbatax, pubblicate rispettivamente il 30 maggio e il 3 giugno che fanno riferimento alla presenza di due missili a carica esplosiva, lanciati durante l’esercitazione Joints Star. Si tratterebbe di un STINGER e un ASTER30, rispettivamente a 100 e 600 metri di profondità, di cui il primo in linea con la spiaggia di Murtas, anche se distante dalla riva, e il secondo più al largo, secondo quanto comunicato nelle due ordinanze.

Il secondo di questi, l’ASTER30, come viene riportato dai giornali, appartiene al sistema di missili SampT, fornito dall’Europa all’Ucraina. Di fabbricazione italo-francese (Eurosam) ha un costo di 2.000.000 di euro per missile ed è stato recentemente oggetto di acquisto – si parla di circa 220 unità –, da parte di Regno Unito, Francia e Italia, nell’ambito del programma ReArm Europe, per un totale, stimiamo, di circa 440.000.000 di euro. Se 440.000.000 di euro ci sembrano molti, quanti sono gli 800 miliardi che l’Europa ha richiesto per il suo programma bellicista?

I costi della guerra sono tanti; in primis nei luoghi in cui la guerra viene importata, foraggiando l’industria bellica con le violenze compiute su corpi e territori.

A seguire nei luoghi dove lo Stato preferisce investire in armamenti più che in sanità, in armi più che nell’istruzione, dove la terra che poteva essere coltivata è resa incalpestabile a causa delle sperimentazioni, dove natura e ecosistemi, vita umana e non, diventano sacrificabili per il solo motivo di poter garantire la riproduzione di un sistema che da cinquecento anni opprime, sfrutta, violenta e uccide in tutto il mondo.

E così degli ordigni inesplosi nel nostro mare risultano solo un piccolo danno collaterale, non degno di essere reso noto.

Per lo Stato italiano la nostra salute e la nostra sicurezza, nostre e dei nostri territori, sono da sempre un piccolo danno collaterale, anche esso non degno di essere noto.

Vorrebbero una Sardegna vuota, alcun* già pensano sia così.

Ma si sbagliano.

Ci vediamo domani, 19 giugno, a Nuoro, ore 18, fronte Stazione dei treni.

In Pratza pro sa Palestina.

Per la Palestina, contro il genocidio, e contro la guerra.

Uniti e solidali a tutt* “i piccoli danni collaterali” del mondo.

CONTRO LA REPUBBLICA AFFONDATA SUL RIARMO

2 Giugno 2025, ore 16 – Piazza Costituzione, Cagliari

2 Giugno, Cagliari

A Foras ritorna in piazza il 2 giugno, per lottare insieme a tutte le persone che vogliono lottare con noi, per cercare di fermare questa rincorsa verso la terza guerra mondiale.

Come ogni anno vediamo in Sardegna le esercitazioni più grandi del mediterraneo e ora è più chiaro a tutti la loro ragione d’essere: devono prepararsi per entrare in guerra.

Per fare questo stanno spendendo tutti i soldi che potrebbero servire per le scuole e gli ospedali, sperperandoli per comprare sempre più armi.

Pensavamo fosse finita per sempre l’epoca delle guerre nel nostro continente, ma invece sta ritornando e saremo noi che dovremmo andare a morire, per fare gli interessi dei padroni europei ed americani.

Per fermare questi macellai, dobbiamo metterci tuttə insieme e dobbiamo fargli capire, che lə sardə hanno già visto cosa vuol dire morire per i padroni italiani: per questo ci troveranno in piazza, ogni volta che proveranno a mandare a morire noi e lə nostrə figliə.

Per tutte queste motivazioni scendiamo in piazza il 2 giugno e speriamo di essere in tantə, perché il pericolo è grande ed è arrivata l’ora di muoverci, per fargli vedere che non ci hanno ancora vinto!

Grafica: ERRE PUSH

2 de Làmpadas, Casteddu

A Foras torrat in pratza su 2 de làmpadas, pro peleare in paris cun totus is chi bolent benner cun nos, pro chircare de firmare custa cursa po intrare in sa tertza gherra mundiale.

Nos, comente ogni annu, bideus in Sardigna is esercitatziones militares prus mannas de su mediterràneu, e como si cumprendet bene pro ite est chi ddas faent: ca si depent preparare totu cantos pro intrare in gherra. Pro faer custu sunt spendende totu su dinare chi diat serbire pro iscolas e ispidales, pro comporare semper prus armas.

Nos pentzaiaus de nch’ esser essios dae su tempus de is gherras in su continente nostru, peroe nche seus torrende a intrare, aus a esser nos chi aus a deper morrer, pro faer is interessos de is meres europeos e americanos.

Pro firmare custos matzellaios, si depeus ponner totus in paris e ddi depeus faer cumprender, ca is sardos ant giai bistu ite bolet narrer a morrer pro is meres continentales e ca como s’ant a agatare in pratza ogni borta chi provant a mandare a morrer a nos e a fìgios nostos.

Pro totu custas cosas calaus in pratza su 2 e speraus ca aus a esser in medas, ca su perìgulu est mannu e est arribada s’ora de si mover e de faer bier ca non s’ant ancora bintu!

Propaganda becera, riarmo e smantellamento della sanità pubblica

Anche quest’anno, come tutti gli anni ormai da decenni, la Sardegna è stata oggetto della consueta violenza e distruzione militare. Con i soliti nomi insulsi come “Mare Aperto” e “Joint Stars”, il territorio sardo veniva messo un’altra volta sotto assedio, per consentire agli eserciti di mezzo mondo la preparazione per gli attuali e i prossimi massacri di innocenti.

Quest’anno, oltre al danno continuo che le esercitazioni militari infliggono all’ambiente, alla salute, all’economia, alla dignità dellə sardə e della Sardegna, dobbiamo aggiungere la beffa di una serie di “iniziative benefiche” connesse. Una operazione propagandistica becera e di infimo livello, che mette assieme autorità militari, aziende e autorità politiche della Regione Sardegna.

Il messaggio è chiarissimo: mentre la Sardegna viene strangolata da una serie di tagli ai servizi pubblici sempre più asfissianti, con la distruzione del diritto alla salute, all’istruzione, ad una vita civile e serena nei tanti paesi del territorio sardo, dovremmo essere gratə all’esercito che ci degna dell’elemosina di due giorni di screening sanitari gratuiti sulla sua nuova, costosissima nave ammiraglia.

Mentre i soldi per i servizi pubblici spariscono per trasformarsi in armi come la nave Trieste, i nostri diritti spariscono per trasformarsi in gentili concessioni delle Forze Armate.

Non solo. È ancora più agghiacciante costatare come questa operazione, rivolta allə bambinə, avvenga proprio mentre il governo italiano sostiene in maniera convinta il genocidio del popolo palestinese a Gaza, dove il conto ufficiale dellə bambinə uccisə supera i 15.000, mentre sono più di 500.000 quellə sfollatə.
Tra i soldi che stanno venendo tolti per le nostre cure, ci sono i 155 milioni di euro di armi israeliane importate in Italia (pari al 20% del totale) per il solo 2024. C’è, insomma, il finanziamento diretto che l’Italia dà al genocidio del popolo palestinese attraverso le forniture per le proprie forze armate.

Non può sfuggire l’orribile ipocrisia di chi da una parte compra e usa sistemi d’arma sviluppati da un esercito genocida, che non si fa problemi a sterminare decine di migliaia di bambinə palestinesi a Gaza, e dall’altra viene da noi a farsi bello con due giorni di screening gratuiti per lə nostrə bambinə.

Di fronte a queste gravi violazioni dei diritti, la risposta può essere solo una: unirsi. È lo Stato stesso a negare diritti per alimentare la macchina bellica e sostenere il genocidio palestinese. Il prezzo dell’orrore che succede in Palestina lo pagheremo anche noi, se non reagiamo immediatamente e con forza, a fermare il meccanismo stritolatore della logica bellica, suprematista, imperialista, il nuovo nazifascismo che torna sempre più forte e convinto.
Siamo tuttə responsabilə. E tuttə possiamo scegliere da che parte stare.

Il 10 maggio, diciamo NO a questo sistema di morte, ai suoi danni e alle beffe che ci propone con la sua propaganda becera.
Rivendichiamo il diritto alla vita e alla terra del popolo palestinese. Rivendichiamo il nostro diritto alla salute. Rivendichiamo la nostra terra. Rivendichiamo un uso umano dei fondi pubblici, per tutelare i diritti e non preparare gli stermini di innocenti.
Quei fondi devono servire per creare centri sanitari stabili e duraturi, non per operazioni di facciata a bordo delle navi militari, fatte per coprire la violenza dell’occupazione militare in terra sarda e del genocidio in terra palestinese.

COMUNICATO DEL CùLEZIU CONTRA A LA GHERRA SULLE CELEBRAZIONI PER LA BRIGATA SASSARI DEL PRIMO MARZO E LA MISSIONI UNIFIL IN LIBANO

La missione UNIFIL in Libano, a cui ha partecipato la Brigata Sassari, è una missione per il mantenimento della pace o a sostegno della guerra israeliana contro il Libano? La retorica e la propaganda sostengono la prima versione, ma non è esattamente così.

Sabato primo marzo si celebrano i 110 anni della Brigata Sassari e il suo ritorno dalla missione UNIFIL nel sud del Libano, composta da diversi eserciti occidentali sotto l’egida dell’ONU. Per numero e grado i principali eserciti presenti sono quello italiano e indonesiano. In particolare la Brigata Sassari (che ha appena concluso la sua missione di 6 mesi) era il gruppo più numeroso, con 1.200 soldati. Secondo il Ministero della Difesa, gli obiettivi di questa missione sono “monitorare la cessazione delle attività belliche, assistere alle attività delle forze armate libanesi, monitorare il rispetto della blue line, supportare la popolazione locale e effettuare operazioni di check point e pattugliamento”. Tuttavia, UNIFIL non è esattamente il mezzo per garantire la pace e il cessate il fuoco, come i media occidentali e la propaganda della Brigata Sassari ce la descrivono.

UNIFIL non è affatto un soggetto super partes, ma al contrario è spudoratamente dalla parte di Israele. In primis lo dimostra il fatto che tutti i suoi eserciti sono stanziati esclusivamente in territorio Libanese, che rappresenta la parte invasa da Israele, che al contrario non vede neanche un soldato sul suo territorio. Il suo vero ruolo è quello di collaborare con Israele, il cui rapporto è in certi casi visto dai libanesi come al limite della delazione. La missione non ha evitato la violazione del cessate il fuoco da parte di Israele, anche se sulla carta sarebbe il suo ruolo principale: non la ha evitata questo autunno, quanto si è vista bombardare i propri stessi avamposti e non la ha evitata il 23 febbraio. In quest’ultima occasione gli aerei da guerra F15 dell’IDF (Israel Defence Force) hanno prima bombardato la valle di Bekaa e dopo 15 minuti hanno sorvolato a bassa quota in segno provocatorio la folla presente al funerale di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah (dopo averne già minacciato il bombardamento).

Per dimostrare tutto ciò, vorremmo dare voce al popolo libanese, che quotidianamente subisce bombardamenti e soprusi dall’entità sionista, e che purtroppo non trova spazio nei media occidentali. Come sottolinea Nicoles Youness, ricercatrice libanese presso l’Università Libanese:

L’UNIFIL non è per il mantenimento della pace, contrariamente a quanto sembra (in realtà contribuisce a servire l’entità sionista). La missione UNIFIL in Libano è composta da oltre 10.000 soldati, di cui il contingente principale è quello italiano. Potrebbero effettivamente svolgere un ruolo importante nel prevenire la guerra, ma di fatto non lo fanno, attenendosi invece agli ordini dell’occupazione sionista. Di fatto il Libano meridionale era ed è ancora sotto occupazione sionista, e gli eserciti di UNIFIL sono funzionali al mantenimento di questa situazione.

È pur vero che UNIFIL svolge attività umanitaria, come distribuire cibo e beni di prima necessità ad alcune famiglie, ma allo stesso tempo raccoglie informazioni (foto, coordinate), che gira all’esercito di occupazione sionista. È infatti capitato che l’IDF bombardasse luoghi dei quali UNIFIL aveva fornito loro le coordinate. A riprova di ciò, Al Jazeera mostra le testimonianze di libanesi del sud che hanno visto personale UNIFIL riprendere i loro villaggi, alimentando la percezione che tali azioni equivalessero più a operazioni di spionaggio che a peacekeeping. Timur Göksel (un ex portavoce e consigliere senior dell’UNIFIL) conferma che le agenzie di intelligence sioniste hanno infiltrato i ranghi dell’UNIFIL, reclutando personale per agire come informatori. Tali rivelazioni, sebbene ampiamente riconosciute, non hanno mai portato a una seria indagine interna.

Israele ha bombardato non solo i villaggi e le città del Libano, ma ha anche gli stessi avamposti di UNIFIL, ordinando loro di evacuarli, cosa che hanno fatto senza esitazione con l’eccezione dell’esercito Irlandese.

La gente del sud del Libano ritiene che il ruolo dell’UNIFIL sia spesso limitato allo spionaggio per l’occupazione sionista e alla legittimazione delle violazioni dei diritti umani. Non è uno scherzo, non è una bugia, UNIFIL è una marionetta nelle mani degli occupanti sionisti. L’UNIFIL non è affatto neutrale, è una parte del conflitto, che aiuta e sostiene l’esercito di occupazione sionista. Anche questo è dimostrato.”


In conclusione vogliamo denunciare l’ipocrisia delle istituzioni che da una parte si schierano per la pace, come dimostra lo striscione presente in Prefettura (“Cessate il fuoco. Pace”), dall’altra celebrano i militari della Brigata Sassari come eroi, quando invece, come dimostra la testimonianza appena citata, questi, così come tutto il contingente UNIFIL, non sono altro che una forza funzionale al perpetrarsi di guerre e genocidi a opera di Israele.


Sassari, 01/03/2025. Cùleziu contra a la gherra.


Fonti:
https://www.youtube.com/watch?v=r2IjU5vrrnM
https://www.aa.com.tr/en/europe/ireland-rejects-israeli-armys-request-to-withdraw-peacekeepers-from-lebanese-border-media-report/3351967
https://www.youtube.com/watch?v=tV9WeicKjeU
Documentazione per immagini e video:
https://x.com/cbonneauimages/status/1890498056241504632/photo/3 (Yaroun, in Libano, l’IDF ha riempito 10 case di esplosivi sotto gli occhi dell’ONU. Più tardi in serata, le hanno fatte esplodere.)

Ma ite diàulu scias chìmicas! Su complotu est sa gherra!

Eris seru su chelu de sa Sardigna s’est prenadu de arrastos de condensatzione de is aèreos militares chi, che a semper, giogant a sa gherra partende dae sa base de Deximumannu.
Dae sa Barbàgia a Aristanis, dae s’Ogiastra a Casteddu, gente meda at bidu sa firma de s’ocupatzione militare in su chelu de sa Sardigna.
In sa retza gente meda at cumentadu luego chistionende de sa teoria de is scias chìmicas.
Comente chi in Sardigna non ddoe siat giai un’àteru complotu prus organizadu e làdinu: su de s’ocupatzione militare de sa Sardigna e su de ordimingiare sa gherra de sighidu, pro dda impreare comente àina de domìniu de is pòpulos e de is economias in is territòrios nostros e in totu su mundu.

Ispantat a lìgere un’artìculu de s’Unione Sarda chi, cun is fueddos de su Cumandante de s’Areonautica Militare pro sa Regione Autònoma de sa Sardigna, circat de “asseliare” chie ligit subra s’orìgine de is arrastos in su chelu, trunchende tando “ònnia ipòtesi complottista”.
Non nos lassat in assèliu a ischire chi dae Deximumannu, ònnia die, partint àereos militares de mesu mundu pro si esercitare in s’arte de sa morte e de sa distrutzione.
Su complotu est innoe e ddu podimus bìdere: su genocìdiu in Gaza, sa distrutzione in Yemen, is bombardamentos criminales de is potèntzias ocidentale in Oriente Mèdiu nàschint totus in domo nostra, subra is concas nostras.

Podet capitare chi custas provas generales pro is is matantzas chi ant a bènnere, pro “sa cunditzione climàtica de custas oras si podiant bìdere bene”, ma custu est su chi acuntesset ònnia die dae deghinas de annos in Sardigna.
Ma ite diàulu scias chìmicas! Su complotu est su decollu ambientale chi càusat s’aparatu militare e chi nos cuant in nòmene de sa “ragion di Stato”. Su complotu est su business as usual de unu sistema fundadu in is combustìbiles fòssiles chi devastat su clima terrèstre e si mantenet in pee cun is gherras pro isfrutare is risorsas de ollu de perda e de gas.

Su complotu est su dinare pùblicu leadu dae sa sanidade, dae s’istrutzione, dae servìtzios pro sa populatzione pro ddu donare a armas e ainas de morte.
Su complotu est sa realidade de is esercitatziones sena fine pro guvernare pòpulos e terras cun sa violèntzia de sa gherra, subra is concas nostras, subra su mare nostru, subra su sartu nostru. Dae 70 annos.
Su complotu est sa gherra, est su tempus de dda cuntrastare sena timoria.

ALTRO CHE SCIE CHIMICHE! IL VERO COMPLOTTO È LA GUERRA!

Ieri il cielo della Sardegna è stato invaso dalle scie di condensazione dei caccia militari che effettuavano i loro soliti giochi di guerra a partire dalla base aerea di Decimomannu.

Dalla Barbagia, all’Oristanese, all’Ogliastra al Cagliaritano, in tante persone hanno potuto vedere la firma dell’occupazione militare sui cieli della Sardegna.
Da tante testimonianze presenti in rete, si è visto tante persone riferirsi immediatamente alla teoria del complotto delle “scie chimiche”. Come se in terra sarda non ci fosse un complotto ben più organizzato ed evidente: quello dell’occupazione militare della Sardegna, e della preparazione permanente della guerra come strumento di dominio dei popoli e delle economie su scala regionale e globale.

Fa piuttosto specie leggere un articolo dell’Unione Sarda che, attraverso le parole del Comandante dell’Aeronautico Militare per la Regione Autonoma della Sardegna, punta a “rassicurare” i lettori sulla natura delle scie di condenza stampate sul cielo sardo “stroncando ogni ipotesi complottista”.
Non c’è nulla di rassicurante nel sapere che da Decimomannu, quotidianamente, ci alza in volo nei nostri cieli per addestrare le aviazioni di mezzo mondo nell’arte dell’assassinio e della distruzione aerea.

Il vero complotto è qui ed è sotto i nostri occhi: il genocidio di Gaza, la distruzione dello
Yemen, i bombardamenti criminali delle potenze occidentali in Medio Oriente, nascono tutti da noi, sopra le nostre teste. Può capitare che queste prove generali dei massacri futuri, per “la condizione climatica di queste ore sono risultate particolarmente visibili”, ma questo è quello che accade quotidianamente da decenni in Sardegna.

Altro che scie chimiche!
Il vero complotto sono i disastri ambientali causati dall’apparato militare e silenziati in nome della ragion di Stato.
Il vero complotto è il business as usual di un sistema fondato sui combustibili fossili che devasta il clima terrestre, e si mantiene con le continue guerre per il controllo delle risorse di petrolio e gas.
Il vero complotto sono i soldi pubblici dirottati dalla sanità, dall’istruzione, dai servizi alla
popolazione, verso armamenti e strumenti di morte.
Il vero complotto è la realtà dell’addestramento permanente a governare popoli e territori con la violenza della guerra, sulle nostre teste, nei nostri mari, nelle nostre campagne, da 70 anni a questa parte.

Il vero complotto è la guerra, è tempo di combatterlo a viso aperto.

A Foras!

Per la prima volta nella storia della Sardegna l’esercito è stato costretto a presentare la valutazione d’incidenza ambientale

Nell’estate 2023 A Foras ha iniziato a studiare la possibilità di un’azione legale contro le esercitazioni militari che da 70 anni si svolgono nella totale illegalità, seguendo l’esempio delle associazioni ambientaliste pugliesi che hanno ottenuto il blocco delle esercitazioni militari svolte in area SIC senza nessuna valutazione di incidenza ambientale.

Abbiamo così presentato due ricorsi al TAR contro il calendario delle esercitazioni, nel 2023 e nel 2024, grazie all’associazione Gruppo di Intervento Giuridico e all’avvocato Melis Costa (che si sono fatti carico di firmare il ricorso), e agli avv. Pubusa e Lai che sono intervenuti nel ricorso per conto di A Foras.

I giudici del Tribunale Amministrativo non si sono ancora espressi nel merito delle nostre contestazioni, ma per la prima volta dopo 70 anni l’esercito ha presentato agli uffici regionali la documentazione per ottenere la VINCA per le esercitazioni militari nel Poligono di Teulada.

Anche grazie alle insistenze dei membri civili del Comipa, l’esercito italiano non può continuare ad operare nella totale illegalità.

A Foras si riserva di presentare delle osservazioni in questo procedimento per la VINCA, dato che la documentazione presentata dall’esercito sembra molto lacunosa, ma ciò che ci interessa sottolineare ora è che il Ministero della Difesa non può più comportarsi come se fosse il padrone assoluto.

Non permetteremo mai più che la nostra terra venga usata come una colonia e combatteremo con ogni mezzo a nostra disposizione per raggiungere i nostri obbiettivi: fermare le esercitazioni militari, chiudere le basi, bonificare i poligoni con un adeguato risarcimento delle popolazioni interessate.

Questa procedura segue quella già attuata per la presunta bonifica della penisola di Capo Teulada.

Anche in quel caso la documentazione portara dall’Esercito presentava numerose lacune e criticità, ma gli uffici regionali hanno rilasciato un parere positivo e ignorato le osservazioni presentate da varie associazioni. Per questo a novembre é stato presentato un ulteriore ricorso al Tar su impulso di Usb Sardegna e Assotziu Consumadoris Sardegna.

A Foras!