Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti

Presidio davanti al Tribunale di Cagliari per il processo ai generali di Teulada

Giovedì 18 luglio ore 9.00 – Piazza Repubblica, Tribunale, Cagliari

Le indagini: tutela, salute e ambiente

Il 18 luglio al Tribunale di Cagliari si terrà l’udienza del processo che mira a identificare i colpevoli del disastro ambientale avvenuto nel Poligono Militare di Teulada.
Gli imputati del processo sono quattro generali, ex capi di stato maggiore dell’Esercito Italiano, su cui pendono le accuse di disastro ambientale colposo. Il quinto imputato, il generale Graziano, si è suicidato il 17 giugno 2024.

Le indagini hanno riguardato un arco temporale sino al 2016 ma nel capo di imputazione si contestano le condotte solo sino al primo settembre 2014, in evidente contrasto con quanto accertato dalla stessa Procura. Con le indagini si è accertato che, nonostante si fosse attivato il PIA (Piano di intervento ambientale integrato), dal 2008 al 2016 si sono svolte le esercitazioni nella penisola Delta e nel 2016 sono stati rinvenuti n. 4 lunette contaminate di Torio e nel 2018 n. 9 motori di missili Milan.

Gli agenti inquinanti riversati nel territorio hanno la capacità di permeare la terra per decine di metri, raggiungere le falde acquifere, muoversi attraverso l’aria per chilometri e diffondersi nelle acque del mare per distanze difficilmente calcolabili. Queste sostanze entrano all’interno della catena alimentare, inquinando la pesca, l’allevamento, l’agricoltura e i prodotti derivati (es. pane, pasta, formaggi, vini etc). La tossicità dei materiali e la loro diffusione è alla base di numerose patologie che colpiscono animali, piante e esseri umani, come ad esempio leucemia, tumori solidi, malformazioni neonatali, intossicazione da specifici agenti.

Esistono evidenze scientifiche del nesso causale tra questi agenti inquinanti e le patologie riportate, sebbene, ad oggi, non siano mai state effettuate ricerche epidemiologiche serie che mettano alla luce la reale situazione nei pressi dei poligoni.

L’omertà di Stato

L’indagine era nata nel 2012 quando una ventina di residenti aveva presentato alcuni esposti segnalando l’insorgenza di alcune patologie come linfomi e diverse neoplasie riconducibili alle attività belliche praticate nel poligono.
In realtà la parte legata all’ipotesi di omicidio colposo era stata stralciata quasi subito e archiviata per l’impossibilità di dimostrare, come sostiene il Pubblico Ministero, un nesso causale tra decessi e presenza del poligono. In realtà i l nesso causale tra agenti inquinanti prodotti dalle esercitazioni militari e l’insorgenza di queste patologie è ampiamente dimostrato e documentato dalla letteratura scientifica internazionale. Quello che manca è uno studio epidemiologico accurato che dimostri l’aumento di incidenza di queste patologie in prossimità dei Poligoni, ma questo genere di studi può essere condotto esclusivamente dalle istituzioni Sarde o Italiane che fino ad oggi hanno latitato.

Il processo si configura già come come l’ennesima assoluzione dello Stato verso se stesso. Infatti, il Pubblico Ministero, pur ammettendo che nel Poligono di Teulada è avvenuto un disastro ambientale, continua a chiedere il proscioglimento di tutti gli imputati. Questo è avvenuto già al termine delle indagini preliminari, durate sette anni, ma in quell’occasione il GIP Alessandra Tedde ed il GUP Giuseppe Pintori hanno rispettivamente ordinato l’imputazione coatta dei presunti responsabili e successivamente rinviato a processo tutti gli imputati.
È probabile che il proscioglimento possa essere deciso già nell’udienza del 18 luglio, senza dare inizio al dibattimento.

Al di là del verdetto, il dibattimento potrebbe attestare in maniera più chiara i livelli di inquinamento ambientale, le relazioni con le patologie che affliggono la popolazione e le modalità con cui le esercitazioni hanno determinato il disastro ambientale. Si potrebbero fare studi e produrre documenti che spiegherebbero meglio cosa è accaduto e quali sono, ancora oggi, i rischi che derivano da queste attività.

Inoltre, probabilmente, si svilupperebbe un dibattito pubblico che darebbe maggiori informazioni di quanto accade nei territori limitrofi ai poligoni.
L’obiettivo sembra essere quello di non voler dare alcuna risposta su ciò che accade nei poligoni militari né trovare responsabilità politiche e penali. Per questo motivo chiedono il proscioglimento per tutti i generali dei gravissimi capi di imputazione.

Due pesi e due misure

Secondo la magistratura inquirente tenere i generali sotto processo sarebbe un accanimento inopportuno verso di loro, che dovrebbero sopportare ancora a lungo l’accusa di essere i responsabili del disastro colposo.

Qui la giustizia italiana dimostra di utilizzare due pesi e due misure: mentre per i generali sopra citati si chiede il proscioglimento dalle accuse per disastro ambientale colposo, gli imputati per l’Operazione Lince non hanno ricevuto lo stesso trattamento, ma dovranno sopportare ancora per tanti anni un’assurda accusa di terrorismo. Le più di quaranta persone coinvolte, quasi tutte sotto i quarant’anni, non potranno partecipare a concorsi pubblici, venire assunte nel pubblico impiego, accedere a contributi e finanziamenti in quanto indagate per reati contro lo Stato. Non è questa la sede in cui crediamo di doverci difendere, ma vogliamo solo smascherare, ancora una volta, la bugia che la giustizia è uguale per tutti.

I capi di imputazione dell’operazione Lince sono manifestazione non autorizzata, aver forse divelto delle reti già rotte, resistenza e simili. La somma di tutti questi ha fatto sì che l’accusa principale sia il reato associativo con finalità di sovvertire l’ordine costituito, quindi terrorismo. Rendere, invece, una parte della Sardegna inbonficabile, per lo Stato italiano è un reato che non ha colpevoli e non varrebbe la pena di iniziare il dibattimento.

Il silenzio della politica e la lotta di A Foras

Noi non accettiamo che a farsi carico di questo scempio ambientale debbano essere le prossime generazioni di sardi, costretti a vivere in un’isola sfruttata e deturpata come una colonia.
Esigiamo risposte per tutte le persone, civili o militari, che si sono ammalate o che sono morte; vogliamo giustizia per le loro famiglie; pretendiamo che la nuova giunta regionale prenda posizione, anziché fantasticare di esercitazioni green. Chiediamo la chiusura di tutti i poligoni, la bonifica e la restituzione dei territori occupati e di poter vivere in una terra di pace.

Ci vediamo quindi il 18 luglio alle 9 davanti al Tribunale di Cagliari, per affermare che per noi lo Stato Italiano e il ministero della Difesa sono colpevoli di tutto questo. Aspetteremo tuttə insieme la decisione dei giudici, per gridare ancora che la lotta non si ferma.

A Foras Camp 2024

Anche quest’anno torna A Foras Camp!

Quando? Il 9/10/11 Agosto
Dove? Nuoro, presso il centro giovanile “San Giovanni” sul Monte Ortobene

💥Tre giorni di assemblee, dibattiti, socialità, per parlare, confrontarci e organizzarci su antimilitarismo e anticolonialismo, salute, difesa del territorio e autodeterminazione dei popoli.

🔴 Per registrarsi: completare il google form attraverso questo link👇

–> Form

🟢Quota di partecipazione (2 notti, 5 pasti, 2 colazioni):
•⁠ ⁠Studentx e disoccupatx: 20€;
•⁠ ⁠Quota consigliata: 45€;
•⁠ Quota solidale: ⁠+45€ per chi è possibilitatx

Se hai problemi a contribuire anche con la quota minima non ti preoccupare, con l’aiuto di tuttx riusciremo a coprire le spese!

Se invece resterai solo una notte troverai le info sul form o attraverso i contatti indicati.

La quota si pagherà all’entrata della struttura in contanti.

👧Per lx bambinx la partecipazione è gratuita (minori di 14 anni).

Vogliamo rendere l’A Foras Camp accessibile a tuttx, per info e richieste particolari potete contattare aforasinfo@gmail.com, o in alternativa 324 9227972 (Francesca), 388 9246485 (Marta).

🔴 CHIUSURA ISCRIZIONI 28 LUGLIO

🐗 A breve aggiornamento su attività e programma 🐗

Illustrazione di: @officina051

SAPPIAMO CHI È STATO Piccoli racconti illustrati verso e oltre il 15 aprile (5)

 

SAPPIAMO CHI E’ STATO
Piccoli racconti illustrati verso e oltre il 15 aprile.

“Ciao sono Efisio anche io come quasi tutti coloro che abitano quest’isola ho conosciuto direttamente le ricadute negative che ha l’occupazione militare sul nostro territorio.

Sono nato e cresciuto a Decimomannu, dove l’aeroporto militare è una presenza che è difficile non notare: ricordo bene le interruzioni dei maestri, ancora alle scuole elementari, quando i caccia tedeschi ci volteggiavano sulla testa, producendo un frastuono assordante. Conosco anche molte famiglie che hanno terreni vicino alla base e so come sono ridotti.

Ma penso che il punto non sia solo questo.

Per quanto mi riguarda non è la sola esperienza che mi ha portato in quei giorni di lotta a schierarmi fuori dalle reti dei poligoni. Altrimenti quasi tutta la popolazione delle zone limitrofe alle basi sarebbe stata li con noi quei giorni, e invece così non è. Per questo mi considero una persona molto fortunata; ho avuto l’opportunità di crearmi una mia coscienza e decidere senza condizionamenti famigliari o lavorativi cosa era giusto per me e per il posto in cui abito.

Non biasimo chi questo privilegio non l’ha avuto e spero di essere un esempio positivo per chi ancora non si è schierato. Per questo ci stiamo presentando al processo fieri di noi stessi e della nostra lotta. Perché sono convinto che non ci sia momento migliore per dimostrare la nostra coerenza e la validità delle nostre idee e chissà magari anche per riprendere forza come movimento e tornare là fuori più numerosi.

Magari insieme a quelli che ancora non hanno scelto da che parte stare.”

EFISIO

(L’autrice di questa serie è Carol Rollo, illustratrice e graphic designer sarda che ringraziamo per aver messo a disposizione la sua bravura)

A Foras Challenge – IO C’ERO – Call 4 Artists!

A Foras Challenge – IO C’ERO
Call for artists

 


Il movimento sardo contro l’occupazione militare è sotto attacco: 45 militanti sono sotto processo, il modo migliore per reagire è quello di rompere il silenzio che vorrebbero imporci.
Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce, anche attraverso l’impegno di artisti e artiste. Per questo lanciamo l’ “A Foras Challenge – IO C’ERO” chiamando a raccolta tutte e tutti coloro che vogliono utilizzare penna, matita, pennelli e tavoletta grafica come strumenti di lotta, contro l’ingiusta occupazione militare della Sardegna e contro le guerre che vengono preparate nei poligoni dell’isola, tra esercitazioni e test sperimentali. E ricordare a tutt* che a lottare contro le basi anche “IO C’ERO”.
Il 15 aprile i 45 indagati e indagate affronteranno l’udienza preliminare in cui il Tribunale di Cagliari deciderà se rinviarli e rinviarle a giudizio per reati che riguardano soprattutto il loro attivismo nella lotta contro le basi.
Entro quella data chiediamo a tutte e tutti coloro che vogliono partecipare all’A Foras Challenge di postare i propri lavori sui social con gli hashtag #aforas e #aforaschallenge e inviare la versione ad alta risoluzione su aforaschallenge@gmail.com
Tutte le istruzioni e template della challenge sono si trovano nel dettaglio, in italiano, inglese e sardo, a questo link: https://tinyurl.com/8kzy34sk

 

GRAZIE A
(Z)ZeroCalcare
per l’immagine dell’esempio e Lucha y Siesta
che ci ha ispirato nell’organizzare questa iniziativa.
Massimo supporto!

????NELLA GABBIA DELLA LINCE! ???? Un passo alla volta per evadere giocando! 3 MARZO

⚠ATTENZIONE ATTENZIONE⚠ STA PER INIZIARE:

????NELLA GABBIA DELLA LINCE! ????
Un passo alla volta per evadere giocando!

Amiche e amici del movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, vi proponiamo ogni mercoledì un quiz game online a tappe per dare una mano ai 45 indagati e indagate dell’operazione Lince a sfuggire dalla morsa dei PM, forze dell’ordine e Militari.????

????In occasioni come queste nel quale la repressione colpisce duramente e ci dà grosse preoccupazioni, bisogna tenere duro, reagire e sfruttare ogni occasione utile per fare luce sulle vicende, analizzare, imparare cose nuove, costruire quella cassetta degli attrezzi che attraverso conoscenza e studio ci possano fornire gli strumenti necessari per sconfiggere il grande mostro militarista in terra sarda.

Quale miglior modo per farlo se non giocando?

‼Ogni mercoledì faremo una domanda che riguarda la storia, la geografia, l’attualità, evidenze e connivenze dell’apparato militare in Sardegna. Avrete un giorno per rispondere sia su Instagram che su Facebook; la somma dei voti ci darà il vostro esito che potrà essere giusto o sbagliato. In caso abbiate risposto correttamente farete un passo in avanti nel tabellone e vi avvicinerete a liberare la lince dalle grinfie dei secondini. Rispondendo correttamente riceverete un bonus, ma evitiamo di spoilerare tutto in anticipo. Rispondendo in maniera errata invece riceverete un malus o un imprevisto che vi impediranno di spostare la pedina del movimento sul tabellone.

????Arrivare alla fine del tabellone vuol dire riuscire a liberare la Lince e toglierla dalle grinfie di militari e PM, solo voi potete riuscirci!

????MERCOLEDI’ 3 MARZO PARTIREMO INSIEME PER QUESTA NUOVA AVVENTURA, PREPARATEVI PER TEMPO IL QUIZZONE STA ARRIVANDO!

 

SAPPIAMO CHI È STATO Piccoli racconti illustrati verso e oltre il 15 aprile (4)

 

“Mi chiamo Camillo,

nel 2007 ho scoperto cosa fosse davvero l’occupazione militare della Sardegna, in quel momento è scattato qualcosa dentro di me che non è mai più tornato indietro. Una viscerale tensione che mi anima e mi fa trovare rabbia, determinazione e a volte coraggio, utili e necessari a lottare contro quella che probabilmente è fra le più grandi ingiustizie che questa nostra terra ha dovuto subire e subisce.

Mi basta solo vederle quelle divise, per strada o dietro le loro reti spinose, per provare una stretta al cuore, sapere che delle persone scelgono di essere pagate per addestrarsi a sottometterne e ucciderne altre proprio non mi va giù, sapere che questo accade a due passi da dove viviamo neanche.
Spesso quando torno nella casa dove sono cresciuto incontro le colonne dei mezzi militari che lentamente vanno verso Teulada, quei camion così grandi, con a bordo armi e soldati che rilasciano quel fumo nero di diesel anni ‘90, quella per me è la guerra a casa nostra.

Non ho mai vissuto così vicino ai poligoni da sentire quotidianamente il boato delle esplosioni, ma conosco bene il rumore dei caccia che sfrecciano nei nostri cieli, che ti costringono a interrompere le conversazioni perché non riesci a sentirti a un metro di distanza tanto è forte il rombo che quei maledetti motori emettono.
Tutto questo, insieme a molto altro, non è accettabile, non è giusto – nel senso di una giustizia ben diversa da quella dei tribunali – e prima o poi dovrà smettere di esistere.
Prima del 2014 mi era già capitato di lottare contro la presenza e la violenza dei militari in Sardegna, a Fluminimaggiore abbiamo anche vinto, siamo riusciti a farli retrocedere, quello che però è successo tra il 2014 e il 2017 è stato speciale, intenso e appassionante.

Come si dice in gergo, ci siamo dati, abbiamo dato tutto noi stessi. Ho imparato che lottare contro la guerra è giusto oltre che necessario, e che farlo liberando la propria terra lo rende ancora più importante e bello. Nel farlo siamo incappati in qualche denuncia, poco male, siamo sicuramente nel giusto e questo vale più di leggi, denunce, sbirri o PM. Potranno ingabbiare o rallentare qualcuno, ma finché i nostri cuori batteranno non ci avranno mai veramente fermato.”

CAMILLO

 

(L’autrice di questa serie è Carol Rollo, illustratrice e graphic designer sarda che ringraziamo per aver messo a disposizione la sua bravura)

 

 

SAPPIAMO CHI È STATO. Piccoli racconti illustrati verso e oltre il 15 aprile (3)

 

“Sono Eleonora, una studentessa lavoratrice.
Fin da quando sono bambina ci sono delle cose che non mi hanno mai abbandonata. Una è la voglia di vivere, l’insofferenza verso tutto quello che ci priva della libertà. Un’altra è la percezione del fatto che essere bambina e poi donna fosse una cosa bella ma soprattutto difficile. E poi sicuramente l’ostinazione di combattere per quello che voglio o per quello che non voglio.
Quando sento il peso di tutto questo sulla mia pelle, ora donna ma prima bambina, cerco il mare, dove sentirmi libera e leggera, come fanno tante persone qui. Immaginatevi cosa si prova a vedere anche il nostro mare devastato o chiuso dai militari.
Provo a raccontarlo così. Durante i primi mesi della gravidanza mia madre andava spesso a Quirra, quando ancora non si sapeva niente di quanto fossero nocivi i veleni della base militare. Sono nata con una malformazione all’intestino che mi è costata anni di ricoveri e interventi. Con mia madre, quando hanno cominciato a venire fuori le verità su Quirra, ci si interrogava spesso sulla correlazione tra queste due cose. Quello che voglio dire è che anche se non fosse collegato, se vivi qui i veleni militari entrano profondamente nel tuo corpo e nel tuo essere donna, con i pensieri, la paura, i sensi di colpa, la rabbia.
Per quanto abbia vissuto e vivrò altrove, so che il mio futuro sarà in Sardegna. Ma non si può immaginare un futuro in Sardegna che non sia un mondo nuovo, completamente diverso. Questo perché nessuna donna e nessuna persona potrebbe essere felice di immaginare un futuro in una terra occupata dalle basi militari.”
ELEONORA

(L’autrice di questa serie è Carol Rollo, illustratrice e graphic designer sarda che ringraziamo per aver messo a disposizione la sua bravura)

SAPPIAMO CHI È STATO, Piccoli racconti illustrati verso e oltre il 15 aprile (2)


“Saliamo in cima al castello di Quirra, amore, e guardiamo verso il mare. Lo vedi lo scoglio di Quirra, lo vedi lo Stagno di Murtas? Guarda i fenicotteri, guarda che bei colori, guarda il mare.

Te lo immagini Mara? Tutta questa meraviglia, sino a pochi anni fa, non ci era neppure consentito di guardarla, nemmeno da lontano. Prima qui c’era una recinzione unica e non ci potevamo neppure avvicinare. Poi ci sono stati gli scioperi, i blocchi e i cortei. Ci sono state le denunce i processi e la lotta è stata dura, durissima. Ci siamo scontrati coi militari che non se ne volevano andare, coi poliziotti che li difendevano e con i nostri compaesani che si sono schierati con loro.

Ma alla fine abbiamo vinto noi ed ora questa terra è tua, è nostra. Promettimi solo che quando crescerai non permetterai a nessun esercito di calpestarla.”

JAIME

(L’autrice di questa serie è Carol Rollo, illustratrice e graphic designer sarda che ringraziamo per aver messo a disposizione la sua bravura)

UN PROCESSO CONTRO TUTTE E TUTTI NOI, CI VEDIAMO IL 15 APRILE PER UNA NUOVA MANIFESTAZIONE

L’aula della Corte d’Assise, quella dove si svolgono i processi per omicidio, sequestro di persona e rapina a mano armata. È stato questo lo scenario dove, ieri, si è svolta l’udienza preliminare per i 45 indagati e indagate dell’operazione Lince. Non per ragioni giuridiche, solo cinque persone rischiano di dover affrontare il processo in Corte d’Assise, si tratta delle persone su cui è fatta cadere l’assurda accusa di associazione a delinquere con finalità terroristiche, ma per semplici ragioni logistiche: era l’unica aula abbastanza grande per contenere tutti quegli indagati e indagate.

Bisogna tornare indietro nel tempo, in Sardegna, per trovare un processo di questo tipo. Siamo negli anni Sessanta a Oristano, e centinaia di pescatori di Cabras vengono indagati per rapina e altri reati gravi. Si trattava di una forzatura portata avanti da quegli stessi magistrati che ricevevano in regalo quintali di muggini e vivevano in affitto nelle fastose residenze dei padroni dello stagno, le presunte vittime della presunta rapina che era, in realtà, al massimo una pesca di frodo.

Un processo farsa, che non partirà mai, perché all’epoca a Oristano non c’era nemmeno un teatro dove poter ospitare i circa 300 pescatori indagati. Un processo interamente politico, smontato da un collegio di legali di cui fecero parte nomi del calibro di Umberto Terracina. E i parallelismi sono tanti, con quanto è successo ieri a Cagliari.

Obiettivo di quel processo era criminalizzare e soffocare il nascente movimento dei pescatori liberi, che dopo 30 anni di lotte, scioperi, arresti e persino morti, riuscirà nell’intento di sottrarre lo stagno di Cabras ai suoi padroni feudali e trasformarlo in un bene pubblico. Obiettivo del procedimento legato all’operazione Lince è quello di criminalizzare il movimento sardo contro l’occupazione militare che, tra alti e bassi certamente, gode da decenni di un consenso significativo in seno al popolo sardo.

Oggi come allora le accuse sono slegate dalla realtà e mescolate insieme in un minestrone difficile da digerire anche per gli stomaci più pelosi. «Questi vogliono fare la rivoluzione!» ha detto più o meno l’accusa nella sua requisitoria, durante la quale ha chiesto il rinvio a giudizio di tutte e tutti gli indagati. È un peccato che il processo non sia stato trasmesso in diretta da qualche parte: chi lo avesse seguito si sarebbe reso conto dei suoi caratteri assurdi.

Allora ci furono verbali falsi e un sistema di connivenze all’interno della Oristano bene che vedeva dalla stessa parte della barricata magistrati, carabinieri e padroni dello stagno. Anche oggi l’accusa e le presunte parti lese fanno parte della stessa consorteria: lo Stato. Quello Stato che è il responsabile dell’occupazione militare della Sardegna, quella stessa Procura che chiede l’archiviazione per i cinque generali indagati per il disastro ambientale del poligono di Teulada e della sua penisola Delta.

Ieri il processo vedeva sul banco degli imputati la possibilità di svolgere una legittima attività politica di opposizione all’occupazione militare della nostra terra. Gli imputati e le imputate non sono solo 45, ma sono migliaia se non di più. Alla sbarra c’erano i diecimila di Capo Frasca de 2014, le migliaia scese in piazza negli anni successivi, tutte e tutti quelli che manifesteranno da ora in avanti.

A chiedere la condanna di un intero movimento ci si è messo il vertice stesso dello Stato, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri che si è costituita parte civile ed è pronta a chiedere un cospicuo risarcimento alle 45 indagate e indagati. La goccia di veleno ben custodita nella coda di questo governo Conte bis, che non si differenzia in nulla dai suoi predecessori per quel che riguarda l’occupazione militare della Sardegna come non saranno diversi i suoi successori.

L’udienza è stata aggiornata al 15 aprile, quando ascolteremo le parole della difesa contro la richiesta di rinvio a giudizio. Ma la battaglia non la si vincerà solo dentro l’aula della Corte d’Assise di Cagliari. È un processo politico, e politica dovrà essere la risposta.

Ci vedremo sicuramente il 15 aprile per una nuova manifestazione, contro la repressione e contro l’occupazione militare della Sardegna.

DOMANI 27 GENNAIO PRESIDIO AL TRIBUNALE DI CAGLIARI H 9 – AL MAXIPROCESSO IL MOVIMENTO SI COMPATTA DAVANTI ALLE ACCUSE

(la bella immagine che accompagna questo post ha uno stile inconfondibile. Ringraziamo di cuore(Z)ZeroCalcare per questo regalo)
Domani imputati e imputate dell’Operazione Lince si troveranno nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Cagliari per il primo atto di questo processo. In questa udienza preliminare verrà scelto il rito da parte dei/delle 45 e sarà un primo banco di prova sia fuori che dentro l’aula di tribunale per dimostrare coesione, convinzione delle proprie idee e la possibilità di smontare l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo formulata dal PM. La scelta che verrà fatta da imputati e imputate sul rito non è da dare per scontata, vista la portata enorme delle imputazioni ma siamo sicur* che ci sarà un fronte compatto pronto a difendersi!
IL CONTENTINO
L’architettura del processo parte da anni di intercettazioni e pedinamenti, perizie e migliaia di euro spesi per arrivare a conclusione indagini con un’associazione molto ristretta in termini di numero, contando i tentativi di inclusione forzata del PM.
Evidentemente l’ascolto prolungato a spese dei contribuenti non ha dato il fine sperato. Rimangono purtroppo le posizioni delle cinque persone che in questo momento sono interessate dai capi di imputazione più gravi; ma anche qui qualcosa è andato storto. Nessuna forma di misure cautelari è stata accordata o adottata nonostante la “portata” del procedimento.
PECCATI DI PENNA
A scrivere, cancellare e riscrivere ci si prende gusto, a guardare fiction, ti si aguzza l’ingegno. Tra le strutture proposte dal PM, che vorrebbero sorreggere l’impianto dell’associazione a delinquere, vi è la posizione di circa trenta persone che durante un corteo, in concorso materiale e morale (?), avrebbero premeditatamente organizzato e poi concretamente attuato tattiche di guerriglia urbana (in campagna sic!). Il cavillo proposto dall’accusa verso queste persone da una parte le imbriglia e le tiene attaccate al processo all’infinito essendoci l’aggravante di reato commesso per finalità di eversione dell’ordine democratico (prescrizione lunghissima), dall’altra tiene in un equilibrio instabile l’associazione terroristica per i/le cinque.
Purtroppo per gli accusanti non esiste una prova né un momento, né una riunione, né una telefonata nel quale ci sia una organizzazione o accordo embrionale su obiettivi specifici o attitudine da tenere nei cortei.
PERCHÉ?
Chi ha partecipato e vissuto quella incredibile stagione di lotta ha sicuramente coscienza della mole di assemblee aperte, riunioni pubbliche e eventi di socialità o approfondimento proposti, manifestazione dopo manifestazione. Ogni movimento, collettivo, singol* e organismo che ha partecipato e organizzato ha portato un contributo fondamentale in base a proprie possibilità e sensibilità, nella quasi totalità dei casi completamente spontaneo.
LA SPERANZA
Quella del 27 vorremmo fosse la Caporetto per il PM, che si potrebbe veder archiviata dal GUP sin dall’udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio per 270bis. Questo darebbe via ad un processo con ben altri presupposti e farebbe subito chiarezza rispetto all’assurdità di queste richieste.
Ci vediamo domani in piazza Repubblica alle 9 per l’inizio del processo.
Nel mentre vi segnaliamo che ci sarà un contributo a tutta pagina sull’Unione Sarda di oggi che abbiamo pensato di scrivere in vista della prima udienza dell’operazione Lince.