Solidarietà con tutte e tutti gli indagati – PRESIDIO AL TRIBUNALE 27 GENNAIO ORE 9:00

Contra a s’ocupatzione militare!
Solidarietà con tutte e tutti gli indagati dell’Operazione Lince.
In piazza a Cagliari il 19 e il 27 gennaio
Il movimento sardo contro le basi, le esercitazioni e l’occupazione militare è una realtà variegata ed eterogenea, composta da differenti aree politiche, comitati, movimenti, associazioni, sindacati e singoli cittadini, che da lungo tempo rivendicano la liberazione della Sardegna da questo fardello insostenibile, portando avanti innumerevoli iniziative di protesta e di informazione, alcune volte in modo unitario e più spesso singolarmente
.
A partire dalla grande manifestazione del 2014, quando ci ritrovammo tutti insieme davanti al poligono militare di Capo Frasca, l’interesse verso questa tematica è cresciuto tantissimo fra il nostro popolo, guadagnando nuove forze al movimento e generando l’entusiasmo e l’impegno di centinaia di nuovi e nuove attiviste che hanno realizzato decine di manifestazioni, sit in, ricerche, dossier, campagne social, spettacoli teatrali, film, libri, documentari e invasioni pacifiche dei poligoni.
Alcune e alcuni di loro sono stati indagati nella cosiddetta Operazione Lince con accuse pesantissime e inverosimili che arrivano fino al terrorismo e all’associazione eversiva (art. 270 bis), per aver partecipato alle manifestazioni che si svolsero nei pressi dei poligoni militari dal 2015 al 2017. Queste denunce arrivarono appena due settimane prima della manifestazione del 2019 che si stava organizzando come un nuovo momento di lotta unitaria a Capo Frasca, e molti di noi pensarono che quello strano tempismo non fosse affatto casuale, ma che mirasse a spaventare scoraggiando un’ampia partecipazione.
Ora, dopo oltre un anno, si troveranno davanti ad un giudice per aver preso parte alle lotte contro le basi militari e noi intendiamo dimostrare piena solidarietà e sostegno verso tutti e tutte loro, costruendo un’altra dimostrazione di unità per ribadire che non abbiamo niente da temere e che non accetteremo mai passivamente i poligoni e le esercitazioni militari nella nostra terra.
Mercoledì 27 gennaio si terrà l’udienza preliminare del processo per l’operazione Lince, in cui si deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura di Cagliari contro 45 indagati.
Per quella data le diverse realtà politiche e associative contro le basi militari convocano insieme un sit in davanti al Tribunale di Cagliari e invitano tutta la popolazione a partecipare per esprimere la propria solidarietà verso gli attivisti e le attiviste coinvolte e per dimostrare la propria contrarietà alle esercitazioni militari e ai poligoni che occupano la nostra terra.
Inoltre martedì 19 gennaio si terrà un’udienza in cui si dovrà decidere in merito alla richiesta di Sorveglianza Speciale formulata dalla procura contro 5 attivisti, a cui va tutto il nostro appoggio. Se tale richiesta venisse accolta gli imputati si vedrebbero privati per anni della propria libertà personale, col divieto di partecipare ad iniziative politiche e di uscire di casa, pur in assenza di condanne e senza essere riconosciuti colpevoli di alcun reato. Anche in quella data davanti al Tribunale di Cagliari si terrà un sit in e noi saremo presenti auspicando un’ampia partecipazione.

 

Firmato:

A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna

Ardauli Antifascista

Assemblea Permanente Villacidro

Associazione Libertade

Asce Sardegna

BDS Sardegna

Caminera Noa

Casa Del Popolo Bosa

Centro Sperimentazione Autosviluppo – Iglesias

COBAS Scuola Sardegna

Collettivo Furia Rossa-Oristano

il manifesto sardo

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales

Movimento Nonviolento Sardegna

Movimento Omosessuale Sardo

Potere al popolo – Sardegna

ProgReS – Progetu Repùblica

RUAS – Rete Unitaria Antifascista Sulcis-Iglesiente

Rete Kurdistan Sardegna

Sardegna Palestina

SardegnaPulita

Sardigna Libera

Sardigna Natzione Indipendentzia (Ufitziale/Official)

Spazio Antifascista Nuoro

PCI – Partito Comunista Italiano – Cagliari

USB Sardegna

>> Se vuoi aderire all’appello scrivi a aforasinfo@gmail.com <<

MERENDA SOLIDALE: OPERAZIONE LINCE – 10 GENNAIO ore 15:00 piazza San Domenico, Cagliari

Ogni cosa ha i suoi tempi.
Le lotte, ahinoi, ne hanno diversi e non sempre tutti sfavillanti come vorremmo.
C’è il momento entusiasmante dell’azione, spesso segue quello della dannata repressione ma in compenso arriva la confortante e incoraggiante solidarietà!
Se è importante davanti a delle reti di una base, in mezzo a dei lacrimogeni, o davanti ad antipatici schieramenti blu, diventa ancora più importante quando non si ha davanti niente di tutto questo, bensì la prospettiva di una grigia aula di tribunale.
Questa prospettiva ce l’abbiamo davanti adesso: il 19 e il 27 gennaio (sorveglianze speciali e udienza preliminare operazione lince) molte e molti avranno bisogno di tutta la nostra vicinanza.
La solidarietà ha tante forme, non smettere di lottare è la prima, certo.
Ma in questo momento c’è bisogno anche di dolcezza, calore, allegria e vil pecunia!
Per questo vi invitiamo il 10 gennaio alle ore 15.00 in Piazza San Domenico a Cagliari alla merenda solidale!
Torte, dolcetti, tisane, vin brûlé e giochi per scaldarci i cuori, per prepararci ad affrontare questo freddo e ostile gennaio!
Se non puoi venire, potrai comunque contribuire, facendo un’offerta alla cassa per le spese legali contro le attività militari e indicando nella causale “contributo Operazione Lince”:
IBAN: IT40D3608105138263281063295
Intestataria: Emanuela Falqui
Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):
Numero carta: 5333 1711 2593 7447
Assemblea Indagati e solidali

Merenda solidale: operazione lince
10 gennaio 2021, ore 15.00, Piazza San Domenico – Cagliari

SEGRETI MILITARI RUBATI A LEONARDO SPA, GRANDI AFFARI IN SARDEGNA, NESSUNO SCANDALO

Centomila files e dieci giga contenenti contabilità, piani aziendali e progetti per armamenti bellici sono stati trafugati da novantaquattro computer proprietà dell’azienda multinazionale Leonardo Spa; nelle trentatré postazioni attaccate dagli hacker presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco erano configurati molteplici profili utente in uso a dipendenti, anche con mansioni dirigenziali, impegnati in attività d’impresa volta alla produzione di beni e servizi di carattere strategico per la sicurezza e la difesa del Paese.
Dovrebbe far storcere il naso che un’azienda, una società per azioni, detenga segreti militari o informazioni sensibili per la sicurezza dello stato; fa sorridere che la sicurezza dell’azienda a cui viene “appaltata” buona parte del sistema sicurezza Italia, venga minata dagli stessi dipendenti. Fa stridere invece come questa notizia, che dovrebbe porre dei forti interrogativi sulle vicende interne di queste aziende “strategiche”, sia passata quasi inosservata nell’agenda politica e mediatica italiana e poco trattata dai media main stream, se non nei giorni immediatamente successivi all’arresto dei responsabili e comunque spesso senza il dovuto risalto.
Certo è plausibile che Leonardo Spa, principale azienda export di armamenti italiana, con un fatturato di 13,8 miliardi di euro nel 2019, non abbia piacere ad apparire come un partner poco affidabile e poco sicuro. Dall’immagine di questo partner commerciale dipendono flussi enormi di soldi, armi, la gestione geopolitica di aree sensibili e l’utilizzo improprio che aziende ed esercito fanno dei poligoni militari della Sardegna.
Se pensiamo che nel biennio ’17-’18 l’Italia ha venduto commesse militari al Qatar per 6 e 144 milioni di euro, non ci stupisce che nel gennaio di quest’anno il presidente Mattarella sia andato a Doha in visita ufficiale con l’amministratore delegato di Leonardo spa, Alessandro Profumo. A novembre invece è stato il momento degli accordi tra Italia e Qatar con la firma di Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa, del trattato di cooperazione bilaterale militare e tecnico industriale. Nell’accordo si prevede che i piloti militari del Qatar si addestrino all’interno della ITFS (International training flight school) promossa da Leonardo spa a Decimomannu e Galatina (Lecce). Nell’accordo firmato da Leonardo con l’aeronautica militare italiana, la società rileva l’aeroporto militare sardo che, dopo la dipartita dell’aviazione tedesca, stava per chiudere battenti.
Tra gli altri affari di Leonardo in terra sarda non possiamo non citare l’acquisto nel gennaio del 2019 della Vitrociset, azienda con sede nel Poligono di Quirra, leader nei servizi e soluzioni specialistiche per sistemi complessi nei settori Difesa e Sicurezza, Spazio, Trasporti e Infrastrutture Critiche. L’attività di Vitrociset occupa un punto cardine nelle esercitazioni militari in Sardegna, si coordina a livello strategico con istituzioni civili e militari (Eserc. Bentu Estu Teulada 2019), partecipa attivamente alla gestione logistica e tecnologica delle stesse. Vitrociset è partner ufficiale insieme ad Avio nel progetto per i test missilistici del Distretto Aerospaziale Sardo che insiste sul PISQ.
Insomma se rubano i segreti militari dai server di Leonardo spa, dovremmo farci qualche domanda pure noi che siamo lontani dal red carpet con le stellette e viviamo a poca distanza dai poligoni militari e dalle caserme dove alcuni stati dalla condotta internazionale altamente discutibile, si esercitano e fanno affari miliardari con multinazionali che sfruttano le nostre terre per il proprio tornaconto.
Il 20 dicembre ci troveremo alle 16:30 in piazza Quirra anche per questo, più ospedali meno militari, meno affaristi più dottori, meno Qatar più Sardigna.

 

Fiaccolata di solidarietà con gli operatori sanitari // 20 dicembre h. 16 30 // Cagliari, Piazza Quirra

Il 20 dicembre 2020 alle ore 16:30 a Foras, movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, convoca in piazza Quirra a Cagliari una fiaccolata in solidarietà con dottoresse, medici, infermier*, operatori socio sanitari che in quest’anno difficile hanno lottato e tuttora lottano contro la pandemia in una situazione di carenza cronica di mezzi e strutture.
La campagna “Più ospedali meno militari”, partita ad aprile di quest’anno, ha evidenziato le contraddizioni più evidenti di uno Stato che per decenni ha investito nell’economia militare, ha offerto spazi, territori e infrastrutture alla macchina bellica, a discapito del settore sanitario pubblico. I disinvestimenti hanno inevitabilmente causato la chiusura di una serie di presidi sanitari locali, reparti e minato il diritto alla salute di sardi e sarde.
Questo presidio vuole dare spazio alle centinaia di persone provenienti da tutta la società civile sarda, operat* sanitari* compres*, che hanno contribuito a più riprese alla buona riuscita di questa campagna.
Dalla manifestazione di Capo Frasca contro le esercitazioni militari fino alla partecipazione alle attività di aiuto e sostegno alla comunità di Bitti colpita dall’alluvione, A Foras ritorna nelle strade sarde per chiudere un anno di mobilitazioni, in vista delle sfide del 2021.
A Gennaio ci saranno due udienze importanti nel quale militanti che si sono battut* generosamente, per la nostra terra e contro le basi militari, si troveranno a difendersi da accuse gravissime al quale tutto il popolo sardo dovrà rispondere con vicinanza e complicità.
Per questo motivo vi invitiamo a partecipare in massa con fiaccole, striscioni e interventi a questo presidio. Al termine dello stesso alcun* si recheranno di fronte all’ospedale Santissima Trinità per omaggiare con uno striscione lavoratori e lavoratrici del presidio sanitario e affermare per l’ennesima volta la nostre richieste:
• Chiediamo che fin da ora si stabilisca inderogabilmente una moratoria su tutte le esercitazioni militari.
• Chiediamo che la Regione e lo Stato ritirino i finanziamenti a progetti utili solo agli interessi delle forze armate e al profitto delle industrie del settore bellico. A titolo di esempio, chiediamo lo stop al finanziamento del progetto SIAT di Teulada, al co-finanziamento pubblico della piattaforma per i test dei motori missilistici nel Poligono di Quirra e al co-finanziamento del progetto Caserme Verdi, che riguarda – in Sardegna – le tre caserme dell’Esercito a Cagliari e quella di Teulada.
• Chiediamo che i soldi risparmiati grazie ai primi due punti siano reinvestiti nel potenziamento della sanità pubblica sarda.

 

TESTIMONIANZE DA BITTI (2)

A Foras intende continuare ad essere un luogo di confronto e dare spazio al dibattito sulle problematiche sociali che sono in qualche modo legate all’occupazione militare della nostra terra. Per questo vi invitiamo a condividere con noi le vostre esperienze e le vostre sensazioni maturate durante l’attività di volontari e volontarie.
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“Oggi sono stato a Bitti e ci sarò anche domani insieme a compagni e compagne del Mutuo Soccorso Casteddu e di A Foras provenienti da diverse parti del territorio sardo.
Per fortuna, in modo puramente casuale, siamo finit* lontano dal centro, lontano dai riflettori e dalle stellette che hanno occupato lo spazio dei selfie e dei post degli italiani di Sardegna.
Siamo finit* nell’officina di un fabbro e di suo figlio infermiere, abbiamo spalato braccio a braccio per dieci ore e condiviso quel poco che in questo momento ci scalda il cuore, un bicchiere di vino, due sigarette, una canzone.
Abbiamo parlato della “calamità” di una politica lontana e di quanto sia paradossale che i mezzi militari che agiscono a Bitti surclassino di gran lunga qualsiasi mezzo dei vigili del fuoco, della protezione civile, degli enti forestali.
Sarà un puro caso, io a Bitti non ci sono mai stato, ma pare che a culo e con un occhio superficiale, questo endorsement verso la brigata Sassari e i cacciatori di Sardegna non sia proprio una cosa da dare per scontata.
Qui si parla di investimenti per la messa in sicurezza del territorio, sulla sanità e si esalta, pure in tempo di covid, una solidarietà dal basso proveniente da tutte le parti della Sardegna.
Ho rischiato le lacrime prima dal fabbro e tutta la cricca di giovani bitzichesos, poi dal macellaio, al market e nello tzilleri quando pareva che fossimo del paese dalla nascita.
In piazza ho visto l’ennesima operazione di una società per azioni che vende la sua immagine per legittimarsi davanti alla popolazione. Ho visto questa impresa mostrare la sua forza davanti a corpi civili che girano con land rover e defender degli anni ’80; oggi uno di questi mezzi dei vigili del fuoco è rimasto vittima di una voragine creatasi nel manto stradale al suo passaggio.
Oggi l’esercito ha mostrato i suoi denti e i suoi mezzi pesanti per l ennesima operazione di marketing, mostrando un bel portfolio, davanti a 60 e passa anni di devastazione del nostro territorio, recintato ed espropriato.
Oggi penso che i figli di questa terra morti per malattia a causa di guerre ed esercitazioni meritino giustizia, davanti a un ricatto del lavoro che ha portato tanti ragazzi della mia classe nelle scuole, o che giocavano a calcio con me, a scegliere l’arma.
Oggi penso che l esercito sia una nocività per la nostra terra, non abbia alcun diritto di occupare le terre espropriate, non debba ricevere alcun finanziamento dal ministero dello sviluppo economico, dal ministero dell’istruzione, dalle autonomie locali o dalle regioni.
Oggi è stata una giornata fantastica, purtroppo alla fine mi sono scordato quanto un paese possa essere militarizzato, anche a causa della presenza dei soldati, sono stato fermato senza motivo per più di mezz’ora nel mentre che chiacchieravo con le persone del paese. Mi sono trovato in una situazione di imbarazzo totale al quale i paesani non sapevano come rapportarsi e nel quale chi mi ha fermato ha, in maniera ambigua, portato avanti una condotta abusante per troppo tempo.
Oggi e domani sono ancora qui, fiero che dentro a foras, che è l’unico movimento attivo che lotta contro le basi militari, ci sia un dibattito sul ruolo dei militari nella nostra terra.
Domenica 6 ci sarà l’assemblea generale, probabilmente questo dibattito non sarà all’ordine del giorno, ma l’organizzazione, l’ attivismo e la lotta per una Sardegna migliore e libera sarà sempre il primo punto.
Ainnantis”.

TESTIMONIANZE DA BITTI (1)

Condividiamo e invitiamo alla lettura di una testimonianza diretta di un compagno:
“Dal giorno dell’ alluvione a Bitti, con l’arrivo dei soldati, ho letto molti attacchi contro A Foras. Ho temuto che l’impiego della Brigata Sassari per liberare le strade dal fango e dai detriti dipendesse soprattutto dalla volontà di migliorare l’immagine dei Poligoni militari, dove anche in questi giorni continuano a svolgersi imponenti esercitazioni aeree, con bombardamenti e sperimentazioni di missili.
Fortunatamente devo dire che quando siamo arrivati il primo giorno a Bitti, ho trovato un clima diverso da quello che temevo di trovare.
Cercando il centro di smistamento dei volontari siamo finiti dritti nella piazza principale in cui i mezzi pesanti dell’esercito erano al lavoro per rimuovere i detriti. Abbiamo conosciuto subito un ragazzo in divisa che ci ha chiesto di mettere a disposizione il camioncino per portare via i detriti e il mobilio fradicio da smaltire, come tutti gli altri mezzi che facevano la spola con la discarica provvisoria di fianco al cimitero: è un soldato proveniente da un paese del circondario, con cui abbiamo scambiato qualche battuta parlando solo in sardo e che ci ha mostrato di volere solo aiutare i bittesi, collaborando con i volontari arrivati da tutta la Sardegna.
C’è gente che mette in giro la voce falsa che noi ce l’abbiamo contro i militari, quando in realtà A Foras ha organizzato e partecipato a manifestazioni con i familiari di militari morti di tumore per causa di servizio, chiedendo che (nell’interesse di tutti i sardi) i poligoni di Quirra, Teulada e Capo Frasca vengano chiusi, bonificati e restituiti alle comunità limitrofe.
Abbiamo manifestato per chiedere che gli ospedali ricevano più risorse, da sottrarre al bilancio che la Difesa destina alle esercitazioni militari.
Nessuno che sia in buona fede potrebbe mai sostenere che queste rivendicazioni siano in contaddizione con l’utilizzo dell’esercito in caso di calamità naturali e con funzioni di protezione civile.
Io penso anzi che l’esercito in Saregna dovrebbe avere ordinariamente solo funzioni di protezione civile, pur mantenendosi operativi ad operare in caso di conflitto.
Sarebbe sicuramente una mansione molto più onorevole da far svolgere ai soldati sardi, anziché impiegarli nelle cosiddette missioni “umanitarie” che difendono solo gli interessi economici occidentali e dell’imperialismo americano che ha distrutto stati pacifici come l’Irak, la Siria e la Libia.
Sarei assolutamente favorevole ad un esercito di questo tipo, impegnato stabilmente a difendere i sardi dai pericoli concreti, più che dai fantasmi di guerre che non ci riguardano.
Sarei assoutamente favorevole ad un esercito che non si renda mai più complice dell’esproprio di migliaia di chilometri di territorio e dell’avvelenamento della nostra terra con armi che contengono sostanze tossiche e radioattive, e che insieme a noi chieda la chiusura e la bonifica di Quirra, Teulada e Capo Frasca.
Con un esercito di questo tipo le mansioni di protezione civile farebbero già parte del bilancio della Difesa e quindi non avremmo assistito allo spettacolo avvenuto a Olbia, un anno dopo l’alluvione del 2013, quando la difesa mandò al comune una fattura da 650.000 euro per il lavoro svolto dai soldati e dai mezzi pesanti impiegati.
Ecco… spero che non capiti anche al comue di Bitti, che si vedano arrivare una richiesta milionaria dal ministero della Difesa.
Soprattutto spero che in quel caso si rifiutino di sborsare soldi della comuità bittese per un servizio che dovrebbe essere dovuto.”

CAPO FRASCA, CONSIDERAZIONI E PROSSIMI APPUNTAMENTI

Mentre un centinaio di persone, fuori dal poligono di Capo Frasca, denunciavano le contraddizioni di un sistema che spende miliardi per la difesa e taglia sulla sanità, in Consiglio Regionale si metteva in scena il teatrino di una mozione di sfiducia a Christian Solinas il cui esito negativo era stato ampiamente previsto da molti e che anzi, alla prova dei numeri, ha mostrato una minoranza ancora più debole, con 19 voti contro i 24 che avrebbe dovuto avere.

Differenze e distanze. Quelle che ci sono fra i cittadini, molti più di quelli che ieri sono riusciti a essere presenti fisicamente a Capo Frasca, consapevoli dei veri problemi della Sardegna e una classe politica attorcigliata su se stessa, sempre pronta ad assolversi e a ridurre questioni profonde a beghe politiche fra partiti che, alla fine dei conti, servono solo ad aggirarne la radice.

Parliamo a ragion veduta, perché, da destra a sinistra, quasi tutti i partiti italiani in Sardegna e molti dei partiti sardi, esclusi quasi tutti gli indipendentisti, hanno sull’occupazione militare dell’isola la medesima posizione: far finta di nulla. Si svegliano quando c’è da richiedere gli indennizzi in ritardo, talvolta alzano la voce per dire che la tale spiaggia va restituita alle popolazioni locali (e ai turisti, ovviamente!), ma sul problema strutturale tacciono. Persino una posizione molto riduttiva, come quella sostenuta da una parte del Pd, che puntava all’eliminazione di Capo Frasca e Capo Teulada e al potenziamento del Poligono di Quirra, è stata superata dalla giunta Pigliaru che, con il suo accordo firmato insieme al ministero della Difesa, ha sancito il mantenimento dello status quo: la Sardegna come poligono di tiro delle forze armate italiane, Nato e dell’industria bellica.

Noi invece non siamo miopi. Sappiamo che l’occupazione militare della Sardegna è una delle questioni principali per il futuro di chi vive in quest’isola, ma sappiamo anche che è legata a tante altre problematiche. Per questo da anni, e ancor di più con l’arrivo del Covid, abbiamo posto il problema dei rapporti tra spesa militare e spesa sanitaria. Per questo abbiamo organizzato in primavera la fortunata campagna “Più ospedali meno militari” e ieri abbiamo messo in piedi il sit in davanti al poligono di Capo Frasca.

Vogliamo ringraziare chi ieri è venuto di fronte alla base, ma anche chi ci ha sostenuto a distanza. Ieri numerosi interventi hanno raccontato la realtà della Sardegna, dove le terapie intensive stanno andando in saturazione e si scopre all’improvviso l’importanza vitale di quegli ospedali chiusi negli ultimi anni per le politiche scellerate dei vari governi e giunte che si sono susseguiti. Una realtà che in tanti denunciano da mesi e che in parte potrebbe essere resa meno dura dirottando i milioni sprecati in esercitazioni sul potenziamento della sanità pubblica.

Non ci dobbiamo fermare, anzi dobbiamo unire gli sforzi con tutti coloro che lottano per una Sardegna migliore.

???? Per questo ricordiamo l’appuntamento di stasera alle 16 a Cagliari con il Transgender Day of Remembrance in piazza Garibaldi. La lotta per un Sardegna migliore è una lotta che deve accomunare chiunque e deve puntare a una vita migliore per le persone, libere di vivere il proprio orientamento sessuale e di genere.

???? Per questo segnaliamo la manifestazione prevista per domani, sabato 21 novembre, alle 15 in via Roma, sotto il Consiglio regionale, organizzata dalla rete sarda “Società della cura”.

La società della Cura in Sardegna chiede l’attuazione di alcuni provvedimenti immediati: Reddito per tutte e tutti con aiuti adeguati fino alla fine dell’emergenza sanitaria; una politica di integrazione e di pieno sostegno per i cittadini che vivono in Italia e non hanno la cittadinanza italiana; vigilanza costante sul rispetto delle misure di prevenzione, salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro; investimenti e assunzioni a tempo indeterminato per garantire sanità e istruzione pubbliche, infrastrutture sociali, accoglienza, casa, trasporti; un piano di prevenzione primaria a tutela di salute, vita, beni comuni e territorio.
Per la rete sarda della Società della Cura le risorse ci sono e vanno recuperate attraverso: Una tassa patrimoniale su tutte le rendite che superano il milione di euro; taglio drastico alle spese militari ed affini; abrogazione dei sussidi ambientalmente dannosi, tasse sulle emissioni di gas climalteranti e sulla plastica monouso; blocco delle opere -grandi e piccole- dannose per l’ambiente, il clima e la salute e l’utilizzo fondi di Cassa Depositi e Prestiti per gli investimenti pubblici sui servizi.

???? E infine ricordiamo che il 19 e il 27 gennaio, sempre a Cagliari davanti al tribunale, ci ritroveremo per manifestare solidarietà a chi è rimasto vittima del sistema repressivo dello stato italiano per il suo attivismo contro l’occupazione militare della Sardegna. Parliamo dei 45 attivisti contro le basi indagati nell’Operazione Lince, accusati di vari reati che arrivano fino al terrorismo, che il 27 dovranno affrontare l’udienza per il rinvio a giudizio e di quei 5 che il 19 gennaio saranno sottoposti all’udienza che deciderà se accogliere la richiesta di sorveglianza speciale. Una misura violenta e antidemocratica, che rende la vita delle persone coinvolte un incubo senza passare nemmeno per quelle poche garanzie che offrono i processi. Non dimentichiamo, a questo proposito un’altra contraddizione: mentre i magistrati si accaniscono contro gli attivisti che si oppongono alle basi, contemporaneamente chiedono l’archiviazione per il disastro ambientale verificatosi all’interno del poligono di Teulada a causa delle esercitazioni. Lo Stato si assolve sempre.

 

+ Ospedali – Militari / Capo Frasca / 19 Novembre / Stop Esercitazioni

Stop esercitazioni: i soldi risparmiati vadano alla sanità pubblica!

A distanza di pochi mesi dalla prima ondata della pandemia da Covid-19 la sanità sarda è sprofondata in un abisso di disorganizzazione e mancanza di risorse, tenuta in piedi solo dalla buona volontà degli operatori sanitari. Le nefaste conseguenze della seconda ondata si ripercuotono su tutti i cittadini e le cittadine sardi a causa, soprattutto, della miopia delle istituzioni politiche regionali e statali.
Eppure, fin dal primo ottobre tutte le basi militari italiane in Sardegna hanno ripreso a ospitare esercitazioni a fuoco a cadenza quasi quotidiana, con uno sperpero di milioni e milioni di euro. A questo quadro si aggiunge la scelta del governo, nelle bozze sull’utilizzo del Recovery Fund, di spendere ben 30 miliardi nel settore della Difesa.
Come movimento che si oppone all’occupazione militare della Sardegna, A Foras non può chiudere gli occhi di fronte a questa situazione disastrosa.
Per questo abbiamo deciso di riunirci venerdì 20 ottobre alle 15 davanti all’ingresso della base di Capo Frasca, nel pieno rispetto di tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza dei partecipanti da eventuali contagi, per discutere e ribadire le richieste che già avevamo avanzato la scorsa primavera:
• Chiediamo che fin da ora si stabilisca inderogabilmente una moratoria su tutte le esercitazioni militari.
• Chiediamo che la Regione e lo Stato ritirino i finanziamenti a progetti utili solo agli interessi delle forze armate e al profitto delle industrie del settore bellico. A titolo di esempio, chiediamo lo stop al finanziamento del progetto SIAT di Teulada, al co-finanziamento pubblico della piattaforma per i test dei motori missilistici nel Poligono di Quirra e al co-finanziamento del progetto Caserme Verdi, che riguarda – in Sardegna – le tre caserme dell’Esercito a Cagliari e quella di Teulada.
• Chiediamo che i soldi risparmiati grazie ai primi due punti siano reinvestiti nel potenziamento della sanità pubblica sarda.

È una questione di priorità: non è possibile continuare ad assistere allo sperpero dei nostri soldi in progetti che contribuiscono alla depressione economica delle comunità a cui apparteniamo e alla devastazione della terra in cui abitiamo, mentre la sanità viene costantemente depotenziata da anni, con i risultati evidenti sotto gli occhi di tutti.

Giovedì 19 novembre 2020 ore 15:00 davanti al Poligono di Capo Frasca – Sant’Antonio di Santadi

SIT IN A NUORO _ SOLIDARIETÀ A BAKIS BEKS

 

SIT-IN di solidarietà a Bakis Beks, venerdì 11 settembre ore 18:30, piazza Vittorio Emanuele Nuoro.

 

Passione civile e talento sono tratti che hanno fatto risaltare sulla scena rap un artista come Bakis Beks, che da tempo mostra sui palchi la creatività e il coraggio di esprimere, attraverso la forma d’arte che sente più vicina, la propria opinione e il proprio pensiero.

Anche per questo motivo ha destato un coro di indignazione, specialmente nella comunità nuorese, la notizia che Bakis insieme ad altri giovani siano stati colpiti da un inqualificabile atto repressivo, con un decreto penale di condanna che li ha raggiunti a seguito di un concerto rap.

Le forze repressive hanno ritenuto di incriminare le parole di una canzone in cui Bakis ha cantato tutta la sua contrarietà alla presenza dei poligoni militari in Sardegna: “non c’è tempo per mediazioni – indennizzi – conciliazioni – questo è un messaggio ai coloni – basta, fuori dai coglioni!”.
Ad essere incriminata è anche la coreografia che accompagna il testo musicale ovvero “il dito medio”, comune espressione di denuncia degli artisti rap.

A detta degli inquirenti che erano presenti al concerto l’8 settembre 2018 a Nuoro, quelle parole e quella coreografia sarebbero state espresse oltraggiosamente contro di loro.

Tra qualche mese per il cantante ed alcuni fan si aprirà un processo presso il Tribunale di Nuoro, nel quale verrà messa in discussione la libertà di espressione e la libertà dell’arte.

Il rap non è mai stato un genere musicale “politicamente corretto” e del resto la libertà di opinione è un diritto particolarmente sentito in una terra come la nostra, che soffre profondamente il ruolo subalterno che le viene assegnato come una condanna inesorabile, in nome di potenti interessi economici esterni.

Mettere il bavaglio all’arte è un atto riprovevole che abbiamo il dovere di contrastare se vogliamo intraprendere la strada del progresso e della costruzione di una società consapevole.

Per denunciare quanto è accaduto l’Associazione Libertade, A Foras Barbagia-Baronia e lo Spazio Antifascista di Nuoro, indicono un sit-in in piazza Vittorio Emanuele venerdì 11 settembre alle 18:30, invitando tutti i cittadini e gli artisti sardi a partecipare portando la loro vicinanza a tutti i giovani che sono coinvolti in questa vicenda.

 

Evento facebook: SIT IN A NUORO – SOLIDARIETA’ A BAKIS BEKS

#solidarietà

#bakis

#aforas

#libertade

#spazioantifascista

Campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”

Campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”
A Foras: «È tempo di scegliere. Lanciamo una campagna per ottenere la moratoria delle esercitazioni e lo stop al finanziamento regionale e statale dei progetti legati all’industria bellica. I soldi risparmiati vengano reinvestiti nella sanità pubblica»
L’emergenza sanitaria che ci ritroviamo ad affrontare, ha fatto emergere con grande forza i problemi di una sanità pubblica sempre più abbandonata a se stessa e alla buona volontà degli operatori sanitari. Siamo costretti in casa, e ci restiamo perché bisogna impedire la diffusione del contagio. Ma non per questo siamo disposti a tacere, a spegnere il desiderio di libertà e di decidere sulle nostre vite e sul futuro della nostra terra.
Nel mentre che gli aerei si accingono a sorvolare sui poligoni di Quirra e Capo Frasca nonostante la pandemia, il nostro obiettivo resta sempre quello di liberare la Sardegna dall’occupazione militare italiana, e – non appena le condizioni sanitarie ce le consentiranno – saremo pronti a tornare nelle strade per ribadire le nostre parole d’ordine. Sul momento, però, pretendiamo realismo dalle istituzioni politiche sarde e italiane. È arrivato il momento di fare delle scelte, perché la Sardegna sia in grado di affrontare al meglio una crisi sanitaria che potrebbe prolungarsi parecchio nel tempo.
• Chiediamo che fin da ora si stabilisca inderogabilmente una moratoria su tutte le esercitazioni militari.
• Chiediamo che la Regione e lo Stato ritirino i finanziamenti a progetti utili solo agli interessi delle forze armate e al profitto delle industrie del settore bellico. A titolo di esempio, chiediamo lo stop al finanziamento del progetto SIAT di Teulada, al co-finanziamento pubblico della piattaforma per i test dei motori missilistici nel Poligono di Quirra e al co-finanziamento del progetto Caserme Verdi, che riguarda – in Sardegna – le tre caserme dell’Esercito a Cagliari e quella di Teulada.
• Chiediamo che i soldi risparmiati grazie ai primi due punti siano reinvestiti nel potenziamento della sanità pubblica sarda.
È una questione di priorità: non è possibile continuare ad assistere allo sperpero dei nostri soldi in progetti che contribuiscono alla depressione economica delle comunità a cui apparteniamo e alla devastazione della terra in cui abitiamo, mentre la sanità viene costantemente depotenziata da anni, con i risultati evidenti sotto gli occhi di tutti.
Tra il 2010 e il 2019, segnala l’Osservatorio Gimbe, il finanziamento pubblico alla sanità è stato decurtato di oltre 37 miliardi. Negli stessi anni, abbiamo, visto che le spese militari si attestano su 26 miliardi all’anno, senza contare il miliardo e mezzo che elargisce il Ministero delle finanze “missioni di pace”, i soldi che invese il MISE per le industrie belliche italiane e il Ministero dell’Istruzione per la ricerca militare.
Eppure la NATO continua a chiedere di aumentare queste spese, che dovrebbero passare secondo gli auspici dell’Alleanza Atlantica dall’1,6 % al 2 % del PIL. Tutto questo, mentre emerge senza più paraventi, l’incredibile fragilità e necessità di soldi di un sistema sanitario allo sfascio.
Un dato per tutti: nel 1981 c’erano, negli ospedali sardi, 62 posti letto ogni 10 mila abitanti. Oggi, il rapporto si è quasi dimezzato e ce ne sono circa 35. Il 14,6% dei sardi che ne avrebbe necessità, rinuncia alle cure e il 6 % è costretto ad emigrare in altre regioni per svolgere la propria terapia. Uno scenario incredibile, tragico, con interi ospedali che chiudono e reparti che vengono dismessi in tantissimi centri dell’isola.
Nel mentre, si spendono miliardi di fondi pubblici per foraggiare l’apparato bellico. Pensiamo al progetto Caserme Verdi, che vale un miliardo e mezzo a livello italiano, è che riguarderà, in Sardegna, le caserme dell’esercito a Cagliari. Pensiamo al nuovo impianto di test per motori missilistici che sarà costruito a Quirra, per una spesa impressionante di 33 milioni di euro, probabilmente destinati a salire. Pensiamo, all’inestricabile tela di interessi incrociati, che ha portato la politica sarda e italiana, quasi senza eccezioni, ad appoggiare la costruzione del Mater Olbia, ospedale privato che sarà finanziato 142 milioni di euro pubblici nel trienno ’19-21, per stringere ancora di più le maglie dell’alleanza tra Italia e Qatar, paese che – ricordiamo – non brilla certo come un faro del rispetto dei diritti umani.
Per questo invitiamo tutti i cittadini e le diverse realtà politiche a fare proprie le richieste di stop alle esercitazioni militari, taglio alla spesa bellica e reinvestimento di essa nella sanità pubblica, in ogni modo, luogo e possibilità, con le forme che ritengano opportune,
Da lunedì 13 aprile, il movimento sardo contro l’occupazione militare, chiama a raccolta tutte e tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della nostra terra, le organizzazioni, le associazioni che lottano per la sanità pubblica, i collettivi e i singoli che vogliono fermare questa vergognosa deriva, ad essere parte integrante della campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”.
Partecipare è semplice:
1. Esponi sul tuo bancone o sulle finestre di casa, sulla macchina uno striscione o un cartello con scritto PIU’ OSPEDALI MENO MILITARI, disegni o altri hashtag a tua scelta.
2. Scrivitelo sul corpo o sulla tua mascherina. Non possiamo usare i nostri corpi per manifestare, bloccare i convogli militari o volantinare, ma possiamo scriverci! Testa, gambe, gomiti o polpacci decidi tu dove, ricorda PIU’ OSPEDALI MENO MILITARI.
3. Attivati sui social. abbiamo preparato un motive per l’immagine del profilo che puoi aggiungere alla tua foto, puoi condividere le impact images, le infografiche o cambiare l’immagine di copertina del tuo profilo. Tutto il materiale sarà disponibile sul sito www.aforas.noblogs.org
4. Scarica il volantino, il manifesto, l’adesivo o l’infografica sul sito di A Foras, stampa e attaccalo nei luoghi che puoi frequentare durante la quarantena: market, farmacie, tabacchini, uffici. Tutto il materiale sarà disponibile sul sito www.aforas.noblogs.org
Si tratta di piccoli gesti, quelli che possiamo fare durante la quarantena. Ma sono cose importanti per continuare a sentirci vive e vivi, aspettando di rincontrarci e riscoprirci ancora pieni di amore per la nostra terra.

 

#piùospedalimenomilitari