IL VIRUS NON FERMA LE ESERCITAZIONI: ATTIVITA’ MILITARE INTENSA DAL 6 APRILE AL 9 GIUGNO

Ecco dove finiscono i soldi sottratti alla sanità: da domani due mesi di esercitazioni sui cieli della sardegna. In barba all’emergenza sanitaria e alla crisi economica.

Quella che ci apprestiamo a raccontarvi è una notizia che apprendiamo con particolare sconcerto: a partire da domani e per i prossimi due mesi in Sardegna si svolgeranno esercitazioni militari e alcuni elementi lasciano pensare che si tratterà di un livello di attività particolarmente intenso. In barba alla crisi sanitaria ed economica, i cieli sardi e i poligoni che occupano la nostra terra saranno il teatro di esercitazioni militari?

La fonte da cui lo apprendiamo è altamente qualificata, si tratta del sito www.deskaeronautico.it, un portale di informazioni per i piloti che pubblica costantemente le note degli enti preposti alla sicurezza dell’aviazione. Non solo, abbiamo fatto ulteriori verifiche e anche il sisto notaminfo.com, che informa in tempo reale sui NOTAM, ossia sugli avvisi per la navigazione aerea, riporte le stesse informazioni (https://notaminfo.com/latest?country=Italy).

Ecco i fatti: dal 6 aprile al 9 giugno, quindi per più di due mesi, sono istituiti a causa di intensa attività militare tre corridoi aerei, che riguardano lo stesso tragitto ma a varie altezze, che mettono in collegamento il Poligono Interforze del Salto di Quirra con il Poligono di Capo Frasca.

L’istituzione del corridoio aereo in questione, non è un fatto comune: avviene soprattutto in occasione di grandi esercitazioni, come durante la Joint Stars svoltasi tra il 13 e il 31 maggio 2019.

Le intense attività militari, riporta il sito deskaeronautico, si svolgeranno dal lunedì al giovedì dalle 09 alle 21, per ben dodici ore, e il venerdì dalle 09 alle 16. Le esercitazioni saranno interrotte il 13 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno.

Poche informazioni, ma significative. E che destano sospetti sull’ipotesi che le forze armate italiane abbiano intenzione di approfittare del traffico aereo praticamente azzerato sulla Sardegna per scorrazzare liberamente nei nostri cieli. Tutto questo, mentre l’isola è rinchiusa in casa per l’emergenza sanitaria e mentre i nostri ospedali hanno un disperato bisogno di risorse econoimche per far fronte alla crisi. Mentre i sardi stessi si preparano a una crisi economica senza precedenti e si moltiplicano le difficoltà per vari gruppi sociali.

Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe dell’ennesimo vergognoso affronto, solo l’ultimo in ordine di tempo, delle forze armate italiane alla Sardegna. Al momento non risultano ordinanze di sgombero a mare o a terra per esercitazioni, ma le disposizioni sull’istituzione dei tre corridoi lasciano ben pochi dubbi.

È urgente e necessario che arrivi dall’Aeronautica Militare, dal Comitato Misto Paritetico, dal Ministero delal Difesa e dalla Regione Sardegna una spiegazione su questi fatti. I Sardi hanno diritto di sapere se, in un momento così critico, si prevede di svolgere esercitazioni militari nell’isola e a quale costo.

#aforas
#piùospedalimenomilitari
#stopesercitazioni

 

OLTRE L’EMERGENZA, LOTTARE CONTRO LE BASI SIGNIFICA COSTRUIRE LA PACE

APPUNTAMENTO IL 25 GENNAIO ALLE 15:30 SOTTO IL PALAZZO DELLA REGIONE, IN PIAZZA TRENTO, CONTRO LE BASI E CONTRO LA GUERRA.

Lo scenario geopolitico internazionale è in continua mutazione, e il quadro di emergenza che si era delineato nelle prime settimane di gennaio sembra stia lasciando spazio alla situazione di conflitto latente e strisciante a cui siamo abituati da anni. Sembra, perché la verità è che la guerra è in corso da tempo, è una guerra per procura e nel territorio di paesi terzi, una guerra mai dichiarata, della quale anche in Sardegna siamo complici e, allo stesso tempo, paghiamo le conseguenze.

Ne siamo complici, perché non lottiamo come dovremmo contro l’occupazione militare della nostra terra. Un’occupazione militare che ha sicuramente un ruolo importante nella strategia di destabilizzazione del Vicino Oriente e dell’Africa settentrionale portata avanti dalla NATO. Sappiamo con certezza che la base aeronautica di Decimomannu ebbe un ruolo nell’attacco alla Libia che ha precipitato il paese mediterraneo nel caos attuale, segnando drammaticamente le vite di milioni di civili libici e di centinaia di migliaia di migranti, oggi reclusi nei campi di concentramento del paese nordafricano. E se quest’anno la NATO terrà la sua maxi-esercitazione sul confine orientale, non dobbiamo dimenticare che, qualche anno fa, fu il Mediterraneo ad essere al centro della più grande esercitazione NATO dalla fine della Guerra Fredda, con la Sardegna come uno dei baricentri principali. Era il 2015 e il movimento sardo contro l’occupazione militare fermò la Trident Juncture, mettendo sotto scacco per un giorno l’Alleanza Atlantica.

Ne siamo complici perché consentiamo che qui si costruiscano bombe destinate agli eserciti che devastano territori e popolazioni civile nella Penisola Arabica. Pensiamo alla RWM di Domusnovas, che vende bombe all’Arabia Saudita. Bombe poi impiegate contro la popolazione dello Yemen, come dimostrato da inchieste giornalistiche e ricerche di Ong. Quella fabbrica, e lo sappiamo grazie al grande lavoro dei comitati che lottano contro di essa, ha dei grossi progetti di espansione. Quegli stessi comitati stanno provando a fermarli attraverso un ricorso al TAR ed è dovere di tutti coloro che lottano contro l’occupazione militare della Sardegna affiancarli e sostenerli, denunciando l’esistenza di un sistema globale, una piovra industrial-militare che occupa la Sardegna tra poligoni e fabbriche di morte.

Oltre che complici, siamo anche vittime di questa occupazione militare. Lo sanno bene i parenti e gli amici di chi è morto a causa dell’inquinamento portato dalle basi, lo sa bene chi ha perso il proprio lavoro o vive in zone economicamente depresse e spopolate a causa dell’ingombrante presenza militare. Siamo anche un obiettivo militare sensibile, è impossibile pensare che la Sardegna, con tutte le installazioni militari presenti sul suo territorio, non sia segnata con un bel cerchio rosso nelle mappe delle stanze dei bottoni delle potenze mondiali.

L’apparenza inganna, insomma, e nonostante sembri che l’emergenza internazionale sia finita per lasciare spazio alla normalità, non dobbiamo fare passi indietro. È proprio quella normalità quella contro cui dobbiamo lottare, ribadendo con forza il nostro impegno:

PER LA LIBERAZIONE DELLA SARDEGNA DALL’OCCUPAZIONE MILITARE ITALIANA E NATO

PER LA SOLIDARIETA’ CON LE POPOLAZIONI AGGREDITE

PER LO STOP IMMEDIATO DELLE OPERAZIONI MILITARI DEI MEMBRI NATO

PER IL RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DAGLI SCENARI DI GUERRA

PER LA RICONVERSIONE DELLA SPESA MILITARE IN SPESA SOCIALE

A FORAS IS BASIS DE SA SARDIGNA

NESSUNA BASE PER LE VOSTRE GUERRE

Queste parole d’ordine guideranno la manifestazione di sabato 25 gennaio. L’appuntamento è alle 15:30 sotto il Palazzo della Regione, in Piazza Trento a Cagliari.

L'immagine può contenere: testo

 

Corteo contro la guerra e le basi militari – Cagliari 25 gennaio 2020

Appello ad una mobilitazione contro la guerra e per l’indisponibilità delle basi sarde.

Nella settimana successiva all’attacco criminale degli Stati Uniti in territorio iracheno contro il generale dell’esercito iraniano Soleimani, sarde e sardi provenienti da diversi territori si sono incontrati a Nuoro, Sassari e Cagliari in affollate e partecipate assemblee per discutere della preoccupante situazione nel contesto medio orientale e del coinvolgimento dei propri territori nelle manovre di guerra.

Le operazioni di queste settimane mettono definitivamente la parola fine al tanto decantato multilateralismo portato avanti dalla NATO. In questo scenario di guerra totale le vittime sono le popolazioni civili che da decenni ormai subiscono le conseguenze delle mire espansionistiche economiche e territoriali delle grandi potenze che ne fanno parte.

All’interno di questa situazione, in cui emergono chiaramente alcuni attori (Turchia e Stati Uniti), anche lo Stato italiano, per quanto voglia apparire neutrale ed equidistante, ha grandi interessi da difendere. Non è un mistero infatti che lo Stato italiano mantenga fruttuosi scambi commerciali basati sulla vendita di armamenti a stati belligeranti, in spregio della propria costituzione.
Non pago di aiutare l’industria bellica a esportare i suoi prodotti, lo stato italiano foraggia ulteriormente le fabbriche di morte spostando finanziamenti dalle spese per il miglioramento della vita delle classi popolari, verso le spese militari. L’ultimo vergognoso esempio di questa pratica è l’utilizzo di 554 milioni di euro dal “fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese” per l’acquisto di due sommergibili. Uno schiaffo per quei territori che versano nel più assoluto abbandono dello stato, come per esempio quelli che in Sardegna sono stati funestati dalle alluvioni.
———
Noi, sarde e sardi, dichiariamo i nostri territori indisponibili al loro utilizzo per la teorizzazione e l’organizzazione delle guerre. Pretendiamo lo stop immediato delle esercitazioni che vedono partecipi anche Stati Uniti e Turchia e la dismissione di tutti i poligoni militari. Sia perché questi rendono possibile l’attacco a popolazioni civili in tutto il mondo, sia perché la loro presenza mette in pericolo la sicurezza delle sarde e dei sardi che vivono nel territorio.

PER LA SOLIDARIETA’ CON LE POPOLAZIONI AGGREDITE
PER LO STOP IMMEDIATO DELLE OPERAZIONI MILITARI DEI MEMBRI NATO
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DAGLI SCENARI DI GUERRA
PER LA RICONVERSIONE DELLA SPESA MILITARE IN SPESA SOCIALE

A FORAS IS BASIS DE SA SARDIGNA
NESSUNA BASE PER LE VOSTRE GUERRE

MANIFESTAZIONE SARDA
SABATO 25 GENNAIO ORE 15:30
CAGLIARI – PIAZZA TRENTO

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LA NOSTRA TERRA NON SARÀ BASE DELLA VOSTRA GUERRA!

LA NOSTRA TERRA NON SARÀ BASE DELLA VOSTRA GUERRA!

I venti di guerra soffiano più forti che mai in Medio-Oriente, toccano le coste meridionali del Mediterraneo e arrivano prepotenti fino alla nostra Isola, dove gli aerei militari scaldano i motori pronti a scatenare l’ennesima guerra di aggressione.

La provocazione statunitense all’Iran e i movimenti militari turchi nella vicina Libia ci mostrano qual è la funzione delle basi militari presenti in Sardegna: non difesa, non sicurezza, ma preparazione di violente aggressioni.
Nei poligoni sardi si sono addestrati i soldati che hanno compiuto questo e altri attacchi nel Medio e Vicino Oriente. Dall’aeroporto di Decimomannu sono partiti gli aerei che hanno bombardato la Libia nel 2011, trascinandola nell’attuale caos e lo stesso aeroporto sarà probabilmente un’importante base logistica per la nuova guerra che sembra essere sul punto di esplodere.

È giunta l’ora di esigere con forza che le nostre terre non siano più al servizio di guerre imperialiste e aggressioni che condannano intere popolazioni a un’esistenza fatta di instabilità, di sofferenza e di morte, che i nostri paesi non siano più base logistica militare, che i nostri territori non vengano trasformati in potenziali obiettivi sensibili da parte di chi, protetto dalla vastità dell’Oceano Atlantico, muove i fili delle operazioni militari nel Mediterraneo e in tutto il Medio Oriente.

A Foras si impegnerà nei prossimi giorni per contattare tutte le realtà con le quali è stata costruita la grande giornata di Capo Frasca dello scorso 12 ottobre e per lanciare presto una mobilitazione che ribadisca l’indisponibilità della nostra terra alle politiche di potenza degli USA, dello Stato italiano e della NATO.

L'immagine può contenere: il seguente testo "SA TERRA NOSTRA NO AT A SA BASE PO SA GHERRA BOSTRA! A FORA SAS GHERRAS IMPERIALISTAS"


#aforas

#stopesercitazioni

AL FIANCO DI CHI LOTTA – Corteo 30 Novembre Cagliari

AL FIANCO DI CHI LOTTA

L'immagine può contenere: testo

A Foras, movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, aderisce ed invita militanti, associazioni, organizzazioni politiche e tutti i cittadini e le cittadine sarde a partecipare al corteo del 30 novembre “AL FIANCO DI CHI LOTTA”, con partenza alle 15 da piazza Giovanni XXIII a Cagliari. L’operazione Lince, promossa dalla procura di Cagliari poco prima della manifestazione di Capo Frasca, ha lanciato accuse pesantissime contro tutto il movimento. Queste accuse sono state restituite al mittente il 12 ottobre da una moltitudine che non si è fatta intimorire regalando un’altra giornata di lotta popolare e determinata. 45 indagati, 5 dei quali hanno sono accusati di terrorismo e sottoposti a una richiesta di sorveglianza speciale, misura di polizia retaggio dell’ordinamento penale fascista, che punta a distruggere la vita di chi la subisce senza nemmeno passare per un processo, con limitazioni fortissime alla libertà personale.

 

“La migliore solidarietà è continuare a lottare”. L’appuntamento del 30 novembre di Cagliari sarà un momento importante per lanciare una serie di proposte e restituire dignità a tutti e tutte coloro che in questi anni hanno generosamente lottato per la nostra terra e per questo sono  dalle forze dell’ordine e represse.

 

“SARDIGNA 2020 L’UNICA GRANDE OPERA #stopesercitazioni #bonifiche #giustiziasociale” recita lo striscione che accompagnerà lo spezzone indetto da A Foras per il 30 novembre. E’ in corso in questo momento la campagna muraria “Stop Invasione, un manifesto per paese”, che sta attraversando l’isola per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle esercitazioni militari nell’isola; parallelamente abbiamo avviato un dialogo con i comuni sardi interessati dall’attracco delle navi militari pronte alle esercitazioni e dallo sbarco dei mezzi corazzati, per attivare delibere e mozioni comunali utili a tutelare sicurezza e viabilità cittadina davanti alla ingombrante presenza militare. Dal punto di vista accademico sia a Sassari che a Cagliari si sta attivando una campagna volta a far finanziare nel minor tempo possibile un corso specialistico in bonifiche, dedicato al futuro dei siti industriali e militari che una volta dismessi saranno lavoro e sviluppo per la nostra terra. Nel 2020 torneremo nelle strade, ci sporcheremo le mani, proveremo ad avviare una serie di “bonifiche, simboliche e autogestite”. Da una parte portando alla luce una serie di siti militari dismessi e lasciati a marcire sul territorio sardo, dall’altra testando un modo di coinvolgimento popolare e inclusivo, alternativo a cortei e manifestazioni di piazza.

Dalle scuole ai poligoni, dai porti alle università A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA!

APPUNTAMENTO:

30 NOVEMBRE 

ORE 15 PIAZZA GIOVANNI, CAGLIARI

Campagna Muraria “STOP INVASIONE”

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STOP INVASIONE – Un manifesto in ogni paese

Come fare?

1) Richiedi i manifesti in base alla tua regione di appartenenza ai referenti territoriali di Gallura, Sassari, Barbagia, Oristano, Ogliastra-Sarrabus, Cagliari.

2) Affigi i manifesti (uno/due in ogni paese).

3) Invia le foto alla pagina di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna con i nomi dei paesi corrispondenti in modo tale che si possa procedere a pubblicare le foto.

Nell’infografica troverete i contatti personali e dei canali telematici di A foras.

Ringraziamo in anticipo chiunque, anche con piccoli gesti, si farà carico di rendersi partecipi di un grande cambiamento!

Riuscire in quest’impresa sará una grande vittoria, e una grande prova che il nostro movimento esiste, è in crescita ed è forte in tutto il territorio.

Buon lavoro.

Vedremo la nostra terra libera dall’occupazione militare.

#aforas

#stopesercitazioni

STOP INVASIONE! Difendiamo la Sardegna dall’occupazione militare – GHERRA CUN A FORAS!

E dopo l’offensiva del 12, consolidiamo la nostra prova di forza!


Rivendicandoci l’ottimo risultato ottenuto con la scorsa campagna muraria in occasione del lancio della manifestazione del 12 Ottobre e approfittandone dell’occasione per fare i complimenti a tutte e a tutti quelli che si son spesi per riuscire nell’impensabile impresa di raggiungere 200 comuni su 370, battiamo il ferro finché è caldo perche il nemico non dorme.

Rilanciamo l’attività di A Foras immediatamente con la nuova campagna muraria : STOP INVASIONE, Un Manifesto in ogni paese.

L’obbiettivo che si pone questa nuova campagna è quello di raggiungere tutti i comuni della Sardegna per sensibilizzare la popolazione, ribaltando la retorica leghista di una presunta invasione, abbiamo utilizzato il motto “Stop Invasione” per rendere noto al popolo sardo che la nostra terra è da decine di anni sotto attacco.
La Sardegna rappresenta l’8% del territorio dello stato italiano in cui ci abita il 2,4% della popolazione ma ospita circa il 66% di installazioni militari dello stesso, tra cui i due poligoni più grandi d’Europa, sottoposti a costante bombardamento da parte degli eserciti di mezzo mondo, non possiamo che definire questa una vera invasione.

Mettiamo bene a fuoco quindi chi è il nostro nemico :
Chi ogni anno utilizza la Sardegna come laboratorio di guerra, bombardando la nostra terra, i nostri cieli e i nostri mari, simulando sbarchi e conflitti da realizzare in altre parti del mondo. La nostra lotta non parte solo da un rifiuto etico per la guerra ma vuole rimarcare il diritto dei sardi e delle sarde di riappropriarsi del proprio futuro.

Ci terremo oltretutto a render noto che gia al lancio i nostri manifesti sono presenti in circa 80 paesi, facciamogli sentire il fiato sul collo, ci riposeremo quando avremo vinto.

Non siamo pochi, siamo dappertutto.

CAPO FRASCA, esercitazioni fuori controllo e senza preavviso (video)

GRAVI DISAGI PER LA POPOLAZIONE E SILENZIO ASSOLUTO DA PARTE DELLA REGIONE

Elicotteri che volano a bassissima quota anche sui centri abitati, atterraggi fuori dal perimetro del poligono e un impressionante susseguirsi di spari ed esplosioni. Questo scenario di guerra è stato vissuto lunedì 21 ottobre dagli abitanti delle borgate vicino a Capo Frasca, tutta la zona della marina di Arbus si è ritrovata catapultata all’improvviso in un conflitto di cui non era a conoscenza.

Sì, perché per le esercitazioni in corso questi giorni non c’è stato alcun tipo di notifica. Le ordinanze di sgombero della Capitaneria di Oristano per la famigerata Area Tango, quella dove i pescatori non possono entrare durante il periodo delle esercitazioni, si interrompono al 18 ottobre. Eppure ieri a Capo Frasca si sono esercitati. E ripetiamo, con voli a bassa a quota e passaggi radenti sui centri abitati e, secondo le testimonianze raccolte da Mauro Pili e da CagliariPad, con atterraggi al di fuori del perimetro del poligono. Come è possibile? Sono state rispettate le norme minime di sicurezza per la popolazione locale?

Si è trattato di esercitazioni di terra e anche questa ci sembra proprio una novità. Negli ultimi anni Capo Frasca era stata oggetto soprattutto di esercitazioni aeronautiche: non gli basta più?

Le testimonianze raccolte da Cagliaripad sono tragiche. C’è una signora, reduce da una sessione di chemioterapia: “Gli spari sonoa meno di 500 metri in linea d’aria dalla mia camera, i soldati e gli elicotteri sono atterrati a meno di 300 metri. Cosa sparano? Che rispetto hanno per i sardi e i malati?”

Nessun avviso, e ci rimettono anche quei pochi settori produttivi che hanno resistito alla desertificazione economica portata dai poligoni: “E’ tutta la mattina che sparano senza soluzione di continuità” spiega un pastore a Cagliaripad “Le pecore sono scappate dappertutto, loro incuranti. Domani mattina non avremo un litro di latte”.

A Capo Frasca la situazione è fuori controllo. Fanno quello che vogliono, non chiedono nessun permesso e non avvisano neanche prima. Per di più, i tanto sbandierati successi del protocollo d’intesa Pigliaru-Pinotti sono carta straccia: né le spiagge, né i siti archeologici né il porticciolo interno al poligono sono stati dismessi dalla Difesa e centinaia di pescatori continuano a non vedere un euro di indennizzo.

 

 

Assemblea Generale Sarda contro l’occupazione militare – 27/10/2019

Il movimento A FORAS, contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna chiama collettivi, associazioni, cittadini e tutte le realtà organizzatrici della manifestazione di Capo Frasca a partecipare alla prossima assemblea generale sarda, che si terrà presso il centro servizi San Lorenzo (da confermare) di Bauladu (OR)

Dopo la grande risposta popolare del 12 ottobre, dobbiamo ragionare attentamente su come tenere attiva l’attenzione politica e mediatica sul tema, ma soprattutto come attivare di nuovo le forze incrociate fuori dal poligono due settimane fa.

Il 27 ottobre a partire dalle 15 discuteremo di:

_Breve analisi sulla manifestada del 12 ottobre, punti di forza e problemi

_ Proposte di mobilitazione a livello comunale: mobilitazione ASL su registro tumori e registri epidemiologici, mozione contro l’attracco delle navi militari e lo sbarco dei mezzi corazzati con passaggi nei centri cittadini

_ Proposte di mobilitazione a livello sardo: Istituzione del corso di bonifiche all’università, campagna muraria “STOP INVASIONE”, attivazione in primavera delle bonifiche dei siti militari dismessi

_ Prossime mobilitazioni in vista delle esercitazioni internazionali inverno/primavera

Dobbiamo fare in modo che sempre nuovi comitati in tanti paesi si organizzino e lottino per contrastare l’occupazione militare e la narrazione militarista in tutte le parti della società. Abbiamo molti elementi per far ripartire la nostra azione con forza e determinazione.

Ci vediamo il 27 ottobre a Bauladu per la prossima assemblea generale sarda contro l’occupazione militare.

A INNANTIS, CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE RISPOSTA POPOLARE!

Richiesta sorveglianza speciale per 5 indagati dell’operazione Lince

SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ DA PARTE DI A FORAS

Ci risiamo, dopo le accuse di terrorismo, 5 compagni bersagliati dalla repressione per la loro lotta contro le basi militari sono stati fatti oggetto di una richiesta di sorveglianza speciale da parte della Procura di Cagliari. Non è la prima volta che questo strumento repressivo, finalizzato a emarginare chi lo riceve e a rendergli la vita impossibile, colpisce chi lotta contro le basi in Sardegna.

Non possiamo lasciare solo chi è vittima di questa repressione, perciò vi invitiamo a manifestare la vostra solidarietà e a far conoscere questa vicenda.

Cogliamo l’occasione per esprimere solidarietà anche agli altri 40 indagati nell’operazione che ha cercato di intimidire il movimento prima della manifestazione del 12. I numeri parlano chiaro: non ci sono riusciti. E non riusciranno a fermarci.