UN PROCESSO CONTRO TUTTE E TUTTI NOI, CI VEDIAMO IL 15 APRILE PER UNA NUOVA MANIFESTAZIONE

L’aula della Corte d’Assise, quella dove si svolgono i processi per omicidio, sequestro di persona e rapina a mano armata. È stato questo lo scenario dove, ieri, si è svolta l’udienza preliminare per i 45 indagati e indagate dell’operazione Lince. Non per ragioni giuridiche, solo cinque persone rischiano di dover affrontare il processo in Corte d’Assise, si tratta delle persone su cui è fatta cadere l’assurda accusa di associazione a delinquere con finalità terroristiche, ma per semplici ragioni logistiche: era l’unica aula abbastanza grande per contenere tutti quegli indagati e indagate.

Bisogna tornare indietro nel tempo, in Sardegna, per trovare un processo di questo tipo. Siamo negli anni Sessanta a Oristano, e centinaia di pescatori di Cabras vengono indagati per rapina e altri reati gravi. Si trattava di una forzatura portata avanti da quegli stessi magistrati che ricevevano in regalo quintali di muggini e vivevano in affitto nelle fastose residenze dei padroni dello stagno, le presunte vittime della presunta rapina che era, in realtà, al massimo una pesca di frodo.

Un processo farsa, che non partirà mai, perché all’epoca a Oristano non c’era nemmeno un teatro dove poter ospitare i circa 300 pescatori indagati. Un processo interamente politico, smontato da un collegio di legali di cui fecero parte nomi del calibro di Umberto Terracina. E i parallelismi sono tanti, con quanto è successo ieri a Cagliari.

Obiettivo di quel processo era criminalizzare e soffocare il nascente movimento dei pescatori liberi, che dopo 30 anni di lotte, scioperi, arresti e persino morti, riuscirà nell’intento di sottrarre lo stagno di Cabras ai suoi padroni feudali e trasformarlo in un bene pubblico. Obiettivo del procedimento legato all’operazione Lince è quello di criminalizzare il movimento sardo contro l’occupazione militare che, tra alti e bassi certamente, gode da decenni di un consenso significativo in seno al popolo sardo.

Oggi come allora le accuse sono slegate dalla realtà e mescolate insieme in un minestrone difficile da digerire anche per gli stomaci più pelosi. «Questi vogliono fare la rivoluzione!» ha detto più o meno l’accusa nella sua requisitoria, durante la quale ha chiesto il rinvio a giudizio di tutte e tutti gli indagati. È un peccato che il processo non sia stato trasmesso in diretta da qualche parte: chi lo avesse seguito si sarebbe reso conto dei suoi caratteri assurdi.

Allora ci furono verbali falsi e un sistema di connivenze all’interno della Oristano bene che vedeva dalla stessa parte della barricata magistrati, carabinieri e padroni dello stagno. Anche oggi l’accusa e le presunte parti lese fanno parte della stessa consorteria: lo Stato. Quello Stato che è il responsabile dell’occupazione militare della Sardegna, quella stessa Procura che chiede l’archiviazione per i cinque generali indagati per il disastro ambientale del poligono di Teulada e della sua penisola Delta.

Ieri il processo vedeva sul banco degli imputati la possibilità di svolgere una legittima attività politica di opposizione all’occupazione militare della nostra terra. Gli imputati e le imputate non sono solo 45, ma sono migliaia se non di più. Alla sbarra c’erano i diecimila di Capo Frasca de 2014, le migliaia scese in piazza negli anni successivi, tutte e tutti quelli che manifesteranno da ora in avanti.

A chiedere la condanna di un intero movimento ci si è messo il vertice stesso dello Stato, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri che si è costituita parte civile ed è pronta a chiedere un cospicuo risarcimento alle 45 indagate e indagati. La goccia di veleno ben custodita nella coda di questo governo Conte bis, che non si differenzia in nulla dai suoi predecessori per quel che riguarda l’occupazione militare della Sardegna come non saranno diversi i suoi successori.

L’udienza è stata aggiornata al 15 aprile, quando ascolteremo le parole della difesa contro la richiesta di rinvio a giudizio. Ma la battaglia non la si vincerà solo dentro l’aula della Corte d’Assise di Cagliari. È un processo politico, e politica dovrà essere la risposta.

Ci vedremo sicuramente il 15 aprile per una nuova manifestazione, contro la repressione e contro l’occupazione militare della Sardegna.

Campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”

Campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”
A Foras: «È tempo di scegliere. Lanciamo una campagna per ottenere la moratoria delle esercitazioni e lo stop al finanziamento regionale e statale dei progetti legati all’industria bellica. I soldi risparmiati vengano reinvestiti nella sanità pubblica»
L’emergenza sanitaria che ci ritroviamo ad affrontare, ha fatto emergere con grande forza i problemi di una sanità pubblica sempre più abbandonata a se stessa e alla buona volontà degli operatori sanitari. Siamo costretti in casa, e ci restiamo perché bisogna impedire la diffusione del contagio. Ma non per questo siamo disposti a tacere, a spegnere il desiderio di libertà e di decidere sulle nostre vite e sul futuro della nostra terra.
Nel mentre che gli aerei si accingono a sorvolare sui poligoni di Quirra e Capo Frasca nonostante la pandemia, il nostro obiettivo resta sempre quello di liberare la Sardegna dall’occupazione militare italiana, e – non appena le condizioni sanitarie ce le consentiranno – saremo pronti a tornare nelle strade per ribadire le nostre parole d’ordine. Sul momento, però, pretendiamo realismo dalle istituzioni politiche sarde e italiane. È arrivato il momento di fare delle scelte, perché la Sardegna sia in grado di affrontare al meglio una crisi sanitaria che potrebbe prolungarsi parecchio nel tempo.
• Chiediamo che fin da ora si stabilisca inderogabilmente una moratoria su tutte le esercitazioni militari.
• Chiediamo che la Regione e lo Stato ritirino i finanziamenti a progetti utili solo agli interessi delle forze armate e al profitto delle industrie del settore bellico. A titolo di esempio, chiediamo lo stop al finanziamento del progetto SIAT di Teulada, al co-finanziamento pubblico della piattaforma per i test dei motori missilistici nel Poligono di Quirra e al co-finanziamento del progetto Caserme Verdi, che riguarda – in Sardegna – le tre caserme dell’Esercito a Cagliari e quella di Teulada.
• Chiediamo che i soldi risparmiati grazie ai primi due punti siano reinvestiti nel potenziamento della sanità pubblica sarda.
È una questione di priorità: non è possibile continuare ad assistere allo sperpero dei nostri soldi in progetti che contribuiscono alla depressione economica delle comunità a cui apparteniamo e alla devastazione della terra in cui abitiamo, mentre la sanità viene costantemente depotenziata da anni, con i risultati evidenti sotto gli occhi di tutti.
Tra il 2010 e il 2019, segnala l’Osservatorio Gimbe, il finanziamento pubblico alla sanità è stato decurtato di oltre 37 miliardi. Negli stessi anni, abbiamo, visto che le spese militari si attestano su 26 miliardi all’anno, senza contare il miliardo e mezzo che elargisce il Ministero delle finanze “missioni di pace”, i soldi che invese il MISE per le industrie belliche italiane e il Ministero dell’Istruzione per la ricerca militare.
Eppure la NATO continua a chiedere di aumentare queste spese, che dovrebbero passare secondo gli auspici dell’Alleanza Atlantica dall’1,6 % al 2 % del PIL. Tutto questo, mentre emerge senza più paraventi, l’incredibile fragilità e necessità di soldi di un sistema sanitario allo sfascio.
Un dato per tutti: nel 1981 c’erano, negli ospedali sardi, 62 posti letto ogni 10 mila abitanti. Oggi, il rapporto si è quasi dimezzato e ce ne sono circa 35. Il 14,6% dei sardi che ne avrebbe necessità, rinuncia alle cure e il 6 % è costretto ad emigrare in altre regioni per svolgere la propria terapia. Uno scenario incredibile, tragico, con interi ospedali che chiudono e reparti che vengono dismessi in tantissimi centri dell’isola.
Nel mentre, si spendono miliardi di fondi pubblici per foraggiare l’apparato bellico. Pensiamo al progetto Caserme Verdi, che vale un miliardo e mezzo a livello italiano, è che riguarderà, in Sardegna, le caserme dell’esercito a Cagliari. Pensiamo al nuovo impianto di test per motori missilistici che sarà costruito a Quirra, per una spesa impressionante di 33 milioni di euro, probabilmente destinati a salire. Pensiamo, all’inestricabile tela di interessi incrociati, che ha portato la politica sarda e italiana, quasi senza eccezioni, ad appoggiare la costruzione del Mater Olbia, ospedale privato che sarà finanziato 142 milioni di euro pubblici nel trienno ’19-21, per stringere ancora di più le maglie dell’alleanza tra Italia e Qatar, paese che – ricordiamo – non brilla certo come un faro del rispetto dei diritti umani.
Per questo invitiamo tutti i cittadini e le diverse realtà politiche a fare proprie le richieste di stop alle esercitazioni militari, taglio alla spesa bellica e reinvestimento di essa nella sanità pubblica, in ogni modo, luogo e possibilità, con le forme che ritengano opportune,
Da lunedì 13 aprile, il movimento sardo contro l’occupazione militare, chiama a raccolta tutte e tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della nostra terra, le organizzazioni, le associazioni che lottano per la sanità pubblica, i collettivi e i singoli che vogliono fermare questa vergognosa deriva, ad essere parte integrante della campagna “Più ospedali meno militari / Dotores pro curare EJA, Cannones pro gherrare NONO”.
Partecipare è semplice:
1. Esponi sul tuo bancone o sulle finestre di casa, sulla macchina uno striscione o un cartello con scritto PIU’ OSPEDALI MENO MILITARI, disegni o altri hashtag a tua scelta.
2. Scrivitelo sul corpo o sulla tua mascherina. Non possiamo usare i nostri corpi per manifestare, bloccare i convogli militari o volantinare, ma possiamo scriverci! Testa, gambe, gomiti o polpacci decidi tu dove, ricorda PIU’ OSPEDALI MENO MILITARI.
3. Attivati sui social. abbiamo preparato un motive per l’immagine del profilo che puoi aggiungere alla tua foto, puoi condividere le impact images, le infografiche o cambiare l’immagine di copertina del tuo profilo. Tutto il materiale sarà disponibile sul sito www.aforas.noblogs.org
4. Scarica il volantino, il manifesto, l’adesivo o l’infografica sul sito di A Foras, stampa e attaccalo nei luoghi che puoi frequentare durante la quarantena: market, farmacie, tabacchini, uffici. Tutto il materiale sarà disponibile sul sito www.aforas.noblogs.org
Si tratta di piccoli gesti, quelli che possiamo fare durante la quarantena. Ma sono cose importanti per continuare a sentirci vive e vivi, aspettando di rincontrarci e riscoprirci ancora pieni di amore per la nostra terra.

 

#piùospedalimenomilitari

Appello pubblico agli artisti. Mettiamoci la faccia

Appello pubblico agli artisti

METTIAMOCI LA FACCIA.

IL NOSTRO IMPEGNO CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDEGNA

 

Siamo persone, gruppi e collettivi del mondo dell’arte e della cultura che hanno deciso di schierarsi pubblicamente contro una delle maggiori piaghe che affliggono la Sardegna da oltre 60 anni: l’occupazione militare.

Abbiamo deciso di schierarci apertamente e aderire ad “A Foras – contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna” perché rifiutiamo la guerra in tutte le sue forme e perché pensiamo che non sia sostenibile il peso della presenza militare ricordando che il 66% del demanio militare italiano si trova in Sardegna.

Pretendiamo l’immediata interruzione delle esercitazioni militari perché crediamo che le guerre siano solo uno strumento utile alle grandi potenze per opprimere i popoli, le cui terre sono devastate dagli stessi eserciti che sperimentano tattiche e armamenti sul suolo sardo.

Esigiamo che venga effettuata l’analisi del danno ambientale ed economico causato dallo Stato Italiano, dal Ministero della Difesa e dalla NATO che ne hanno disposto libero utilizzo per terra, aria e mare.

Reclamiamo che vengano iniziate quanto prima le opere di bonifica, di modo che si possa tornare ad utilizzare liberamente quegli ettari da troppo tempo devastati senza nessun rispetto e sottratti alle popolazioni che abitano quei territori.

Aderiamo quindi ad A FORAS, dando il nostro contributo alla crescita della lotta con quello che sappiamo fare meglio e quello per cui molti di voi ci conoscono.

Primi Firmatari:

Claudia Crabuzza, Alghero, cantante.

Tzoku, Siniscola, gruppo musicale.

Tenores Luisu Ozzanu, Siniscola.

Dr Drer & Crc Posse, Cagliari, gruppo musicale.

Slim Fit, Cagliari, gruppo musicale.

Futta, Sassari, rapper.

Braxa, Sant’Antioco, dj.

Pastorello, Sassari, pittore.

Claudio Rosa, Sant’Antioco, visual artist.

Moju Manuli, visual artist.

Salvatore Palita, Sassari, grafico.

Alberto Masala, Ozieri emigrato a Bologna, scrittore.

Savina Dolores Massa, Oristano, scrittrice-poeta.

Narcisa Monni, Sassari, pittrice.

Stranos Elementos, Porto Torres, gruppo musicale.

Fabio Petretto, Cagliari, fotografo-visual artist.

Stefano Cabula, Nuoro, tatuatore.

Manuela Ruju, Sassari, tatuatrice.

Romina Tanka, Bessude, performer.

Sara Pilloni, Sassari

Emanuele Fenu, Alghero, pittore.

Carlo Valle, Sassari, attore.

Daniele Cappai, Cagliari, grafico.

Pietro Mureddu, Alghero, fumettista.

Luana Farina Martinelli, Sassari, poeta.

Alex Kambo, Cagliari, cantante-performer.

Dj Padrino, Sassari, dj.

Spirit2all, Ajaccio, rappers.

Giuseppe Carta, Sadali, artista

Roberto Follesa, Cagliari, musicista-pittore

Giorgigheddu, Cabras, artigiano-inventore di giochi-rapper

Fabian Volti, Sassari, fotografo-videomaker.

Stefania Muresu, Sassari, fotografa-videomaker

4Caniperstrada, Sassari, multimedia nel sociale.

Chiara Caredda, Sant’Antioco, fotografa-visual artist.

Riccardo Blasco Camboni, Sassari, pittore.

Alessio Cabras, San Sperate, fotografo.

Andrea Andrillo, Cagliari, cantautore.

Antonello Roggio, Sassari, pittore.

Giovanni Salis, Ploaghe

Antonio Sini, Sassari, fotografo.

Mario Pischedda, Sassari, performer.

A Fora De Arrastu, Cagliari, gruppo musicale.

Marco Fenudi, Ozieri

Vittoria Nicoli, Lungoni

Alessandro Olla, Cagliari, musicista.

Skanking Caos , Ossi/Cargeghe, gruppo musicale.

Dr. Boost, Olbia, rapper.

Domenico Cabula, Nuoro, c.d.a. MAN Nuoro.

Fusilla, Santu Lussurgiu, yarn bomber-street art.

Luca Marcia, San Sperate

Coru&Figau, Cagliari, gruppo musicale.

Rita Deidda, Selargius, fotografa.

Ignazio Chessa, Alghero

Officineperegrine Teatro

Mamadou Mbengas, Cagliari, cantastorie-scrittore .

Maria Teresa Porcu, Nuoro, insegnante.

Chiara Murru, Alghero, attrice-regista.

Davide Boldrini, San Gavino, tatuatore.

Paola Rizzu, Sassari, fotografa.

Ivo Murgia, Pirri, operatore culturale.

Maurizio Giordo – Gurdulù Teatro, Porto Torres – Sassari, teatrante.

Federico Fantoni, Ittiri, poesia-letteratura.

Toni Demuro, Sorso, grafico.

Annalisa Piredda, Sorso

Maria Paola Dessi, Sassari

Vittoria Nieddu, Sassari

Janga Vino, London UK

Giuàn Oliva, Alghero

Marco Peri, Cagliari

T.A.Q.B. , Cagliari, band musicale.

Gabriella Torri, Sassari

Alessandro Zolo, Torres

Sandro Sale, Parigi

Marcella Meloni, Tempio

Gigi Murru, Nuoro, fotografo.

Leonardo Campione, Cagliari, selecter/dj/promoter.

Bibiana Salis, Ardauli

Maria Bauer, Catania, fotografa.

Andrea Rizzo, Olbia, pittore.

AuTcast Crew, Cagliari, dj’s

Yasmin Bradi, Alghero

C4 combat rock, Cagliari, gruppo musicale.

Dario Sanna, Siniscola, visual artist.

Patrizia Falchi, Solarussa, poesie e favole per bambini.

Naima Jasmin, Cagliari, regista e performer.

Andrea Obino, Sassari

Giuseppe Scafidi, Palermo , fotografo.

Andrea Doro, Sorso, poeta.

Stella Sesto, Nuoro-Berlino, musicista polistrumentista.

Jada Olivia Deroma, Lungoni, attrice-trampoliera.

Omineddos, Pattada, disegnatore.

Michele Palazzi, Roma, fotografo.

Edoardo Tedde, Sassari, visual artist.

Marco Caredda, Cagliari, chitarrista.

Chiara Mulas, Tolosa, performer.

Rita Bonomo, Sassari, scrittrice-performer.

Giorgio Podda, Cagliari, pittore.

Roberta Cucciari, Sassari, operatrice culturale.

Alessandro Floris, Alghero, architetto .

Chiara Duecentogrammi, Sassari, artigiana.

Half Pint, Sassari, dj e organizzatore di eventi

John Solinas, Sassari, chitarrista.

Joe Perrino, Cagliari, cantante

Joe Perrino’s GROG, Sardegna, band musicale.

Sergio Garau, Sassari, poeta performer.

Marco Piras, Porto Torres, fotografo e videomaker.

Marcella Meloni, Tempio Pausania, artista di strada.

Vanessa Aroff Podda, Lunamatrona, attrice.

Pere Lluís Alvau, L’Alguer, actor poeta rapsodo.

 

TZERRIADA INTERNATZIONALI “A FORAS CAMP 2017” 5-10 DE CABUDANNI, MARINA DE TERTENIA, LOC. TESONIS

Intra de ocupatzioni e resistèntzia

Est 50 annus a oi e prus ca milli e milli mois de terra funt liaus de polìgonus, arioportus militaris, basis, una fàbrica de bombas, in prus de centenas de àterus piatzamentus militaris. In s’ìsula nosta funt foristeris agiumai de tres partis duas (2/3) de su demàniu militari chi ddoi at in totu su Stadu italianu. Su pòpulu sardu no s’est stentau frimu po meda: giai de su 1960 at fatu manifestadas e avolotus, sa prus connota est sa de Pratobello (in su sartu de Orgòsolo) in su 1969, ma fait a nd’arremonai is avolotus de Tertenia puru, in su Sinis e in Sa Maddalena.

In is ùrtimus 3 annus su movimentu at agatau linfa noa, inghitzendi de s’acorrada manna in su Poligonu de Cabu Frasca in su mesi de cabudanni de su 2014, chi fiat acabada cun s’intrada in cambarada a parti de aìnturu de s’arretza. De insaras s’ant intreverau manifestadas e arrocus de is esercitatzionis militaris. Su movimentu at, duncas, agatau in s’interventu schetu una de is prus atzionis profetosas suas. Su Stadu italianu, intamis, impari a su Guvernu Sardu a sa muda, in custus ùrtimus annus est sighendi a amostai sa fortza sua. Est de diora cuncordendi esercitatzionis sèmpiri prus mannas, ocupendi tìntulas noas de mari, a comenti est acuntèssiu po Mare Aperto 2017 puru, chi at incausau su sbarratzamentu de is piscadoris de custus tretus. S’amanniadura de sa fàbrica de bombas de Domusnoas, sa RWM, e su finantziamentu de su distretu ariospatziali sardu, su DASS, funt un’àtera de cussas chistionis chi sa contraparti nosta pighendi a incuru est. Po custu puru est ca, is acorradas sìngulas e pagu fitianas no abàstant: tòcat a incarrerai un’andala beni assetiada a livellus diferentis e chi traballit asuba de unu tretu curtzu, mesanu e longu, sciendi chi custa batalla no at a acabai luegus. Leggi tutto “TZERRIADA INTERNATZIONALI “A FORAS CAMP 2017” 5-10 DE CABUDANNI, MARINA DE TERTENIA, LOC. TESONIS”

Concorso di idee per il simbolo #AForas

La grande manifestazione del settembre 2014 a Capo Frasca, con il taglio delle reti e l’invasione del poligono, ha innescato un nuovo ciclo di lotte contro le basi e l’occupazione militare in Sardegna. Da lì, una serie di incontri, altre manifestazioni e iniziative ci hanno portato al 2 giugno 2016, giorno della prima assemblea di questo nuovo percorso che abbiamo deciso di chiamare “A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna”. Abbiamo accumulato decine di ore di discussione nelle assemblee generali e di studio e confronto nei tavoli di lavoro. Leggi tutto “Concorso di idee per il simbolo #AForas”